Retroscena

«Prima o poi lo aggiusterò» (di sicuro)

Michael Restin
5.9.2025
Traduzione: Patrizia Napoli
Immagini: Michael Restin

Il nostro bollitore si inceppa, la fotocamera non funziona, il mio robot aspirapolvere è un caso disperato. E non da ieri, bensì da anni. Ciò nonostante, questi oggetti restano dove sono: in cima alla mia lista delle cose che prima o poi aggiusterò.

Devo riconoscerlo: per quanto riguarda il nostro apparecchio, il produttore ha mantenuto la sua promessa. Fa bollire l'acqua, e lo fa già da molto tempo. Inoltre, versa il liquido caldo dal beccuccio nella tazza in modo ancora affidabile come il primo giorno. Tuttavia, ha un piccolo difetto. Se voglio aprirlo, devo usare le maniere forti. Si apre solo se le mie dita si artigliano alla scanalatura lungo il coperchio usando la forza.

Il che è una gran seccatura.

E questo non da ieri, ma da così tanto tempo ormai che il piccolo ribelle festeggerà presto il suo decimo anniversario di inceppamento. Ma appunto: continua imperturbabile a far bollire l'acqua. Quindi cosa dovrei fare? Gettarlo via? Un prodotto che soddisfa perfettamente il suo scopo? Dopo tutto, non è un motivo di licenziamento se in ufficio un collega non parla e si limita a fare il suo lavoro. No, disfarsene sarebbe sbagliato. Equivarrebbe a una sconfitta.

Naturalmente lo riparerò. Prima o poi.

L'angolo degli oggetti riparabili

Fino al tanto agognato giorno, il bollitore manterrà il suo posto fisso sulla mia lista delle cose che prima o poi aggiusterò. Lo uso talmente di rado che ne accetto l'utilizzo macchinoso, continuando a vivere nell'illusione che un giorno tornerà come nuovo. Grazie alla mia determinazione, alla mia abilità e al giusto tutorial su YouTube.

Non appena ne avrò il tempo.

Immagino come si apra delicatamente premendo un pulsante, come se fosse la cosa più semplice del mondo. E questo per poco meno di 50 franchi. Eppure non voglio disfarmi del mio modello «rompiscatole». Non ancora.

Non prima di averlo riparato oppure, nel tentativo, distrutto definitivamente. Forse già il prossimo fine settimana.

Purtroppo, il problema meccanico del bollitore risiede in un apparecchio con un cavo da 2400 watt di potenza. Questo fa suonare il mio campanello d'allarme più velocemente di quanto un bollitore possa portare l'acqua a ebollizione. Non c'è nemmeno una piccola vite sull'impugnatura che mi indichi almeno la direzione per la retta via.

Quindi continuo a premere il pulsante, che spinge in avanti un perno di plastica, che a sua volta dovrebbe premere contro la parte del coperchio e, laddove la centrasse, farlo aprire. Molte chiacchiere, ma poca sostanza.

Spero in un miracolo che non accade, e rifletto su una possibile soluzione che però non mi viene in mente. Eppure sono solo uno o due i centimetri che separano il pulsante dal problema, o meglio, dalla soluzione. Pensiamo positivo. Vediamo se aiuta.

Mi metterò all'opera non appena ne saprò di più.

Premere il pulsante a bollitore freddo (e naturalmente privo di acqua) e picchiettare delicatamente sul coperchio. Se questo non aiuta, allora raramente si può rinunciare alla forza.
User electrician aiuta su gutefrage.net

Ovviamente, qualche colpo al coperchio l'ho già dato, secondo l'antica tradizione familiare. Infatti, anche mio padre teneva un considerevole accumulo di cose che avrebbe prima o poi aggiustato e per cui solitamente trovava una soluzione. Prima o poi. Quando sarebbe arrivato il momento. Ma nei casi più gravi, quando il televisore sfarfallava o qualcosa si bloccava, il primo impulso non partiva esattamente dalla sottigliezza.

BOOM! Prendi questo... tu, coso che non funziona come previsto.

Se non aiuta, almeno abbassa la pressione. Con il bollitore devo trattenermi. Facendo un po' di forza si apre, ma non lo ripara. E la forza bruta fa più male a me che a lui.

Presto metterò un punto a questa storia, sempre che sabato io abbia il tempo e la voglia di andare a prendere gli attrezzi in cantina.

Qual è esattamente il trucco? Ancora una volta, il mio bollitore è fortunato. Lo decalcifico e lo rimetto in posizione. Dopo tutto, non è l'unico elettrodomestico che ha bisogno della mia cura e benevolenza. Ci sono molti altri dispositivi difettosi diversamente abili che godono della loro anzianità sulla lista e cercano di superare il bollitore e sgomitano per salire di posizione.

Il fatto è che anni fa ho ordinato una grande confezione di ricambi «no name» a prezzo conveniente che un giorno dovranno essere montati. Un filtro qui, un rullo là, e tornerà a essere come nuovo. O quasi. E in qualche modo questo mi rincuora. Benché, oggettivamente, il mio Roomba non sia di grande aiuto e si trovi in fase di prepensionamento.

Bollitore di cui mi occuperò non appena avrò dotato Braava di una nuova batteria da ben 20 franchi, solo per poi svenderla su Ricardo per miseri 7 franchi.

Cosa che ovviamente non farò. Sarebbe una stupidaggine, e mi priverei inoltre del piacere di vedere i frutti del mio lavoro: cioè che ancora una volta non riuscirà a pulire bene per più di cinque minuti in tutto.

Lo faccio per me

È strano, ma in qualche modo alcune cose acquistano più valore quando ci metto mano. Forse mi dà solo più soddisfazione aiutare i miei elettrodomestici più di quanto loro aiutino me.

Quanto sarò orgoglioso quando il bollitore sarà finalmente riparato, quando i robot avranno ritrovato la loro vigorosità e quando avrò sostituito le batterie di tre orologi che comunque non indosso mai!

Con gli occhi lucidi potrò esclamare: «Guarda, si apre premendo un pulsante!», mentre incrocerò lo sguardo inespressivo dei presenti ignari, che non l'hanno mai aperto come me con dita e forchette per anni. Ogni riparazione è una piccola vittoria.

I miei trionfi dolceamari sui produttori mi causano sempre un dilemma emotivo. Continuare a usare il prodotto o sbarazzarsene? Puoi immaginare la risposta.

Tra le altre cose, possiedo un iPhone X che non può mai spegnersi, perché il display sostitutivo che ho comprato a basso prezzo e installato io, rimane sempre nero quando lo riavvio e devo fare il reboot alla cieca. Perché... che ne so. È così e basta.

Per casi di emergenza ho in riserva ancora un Pixel 2 ricondizionato (e altre due lenti per l'obiettivo della fotocamera). Ma a differenza del bollitore, nessuno vuole più usarlo. Se non succede qualcos'altro prima, lui sarà il prossimo.

In definitiva, per tutto ciò che non può essere venduto o regalato a cuor leggero, c'è solo una via d'uscita: devo romperlo mentre cerco di ripararlo per poterlo buttare via con la coscienza un po' meno sporca.

La Walk of Shame

Di recente mi sono recato al centro di smaltimento dei rifiuti con il mio vecchio televisore Samsung sotto il braccio, e non mi ci sono sentito affatto bene. È stata una Walk of Shame. Fortunatamente non mi ha visto nessuno. E nessuno sa quanti tentativi ho fatto da quando il dispositivo ha smesso di funzionare poco dopo la scadenza della garanzia nel 2014.

Se l'operazione fosse riuscita, avrei potuto guardare la televisione in Full HD come nel 2012. Purtroppo non avevo più idea se le viti appartenessero tutte al televisore. Nel frattempo, un nuovo (vecchio) televisore il cui telecomando è impazzito si è aggiunto alla lista. Due televisori da aggiustare prima o poi erano davvero troppi per una persona che non capisce nulla di elettronica.

Eppure ho odiato perdere questa battaglia. Quindi mi concentrerò completamente sul bollitore. Almeno è già stato decalcificato. Sembra come nuovo. Gettarlo via? Certo che no! Preferisco bruciarmi le dita e aprirlo con l'imperturbabile forza dell'abitudine. Mi verrà certamente in mente qualcosa.

Fino ad allora aspetterò. Limitando al minimo il mio consumo di tè.

Hai presente anche tu le maniglie traballanti delle porte, i tagliacapelli con la batteria che non si carica più e le fotocamere con lo zoom inceppato che sicuramente un giorno riparerai? O meglio, il prossimo fine settimana? Ma non certo nell'ultimo sabato di sole dell'anno...

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Semplice scrittore, doppiamente papà, che ama essere in movimento e destreggiarsi nella vita familiare quotidiana, come un giocoliere che lancia le palline e di tanto ne fa cadere una. Può trattarsi di una palla, di un'osservazione, o di entrambe.


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