

Un’acrobazia linguistica: dov’è la tua butter zone?

I veri eroi della scena sportiva si nascondono negli uffici PR dei produttori, solo che non vengono mai celebrati. Riescono a inventare spettacolari acrobazie linguistiche per delle semplici innovazioni, diffondendo un gergo che quasi nessuno capisce. O forse tu sai cosa sia la famosa «butter zone»?
Che tu sia alla ricerca di sci, scarpe da corsa o di una nuova giacca outdoor, il problema è lo stesso: i produttori innescano un fuoco d'artificio di termini tecnici nelle descrizioni dei loro prodotti, inventando nomi quanto più disparati per le nuove tecnologie, come Hyperflux-Retrac-Spaceshutter™. Potrebbe trattarsi di una nuova membrana imbevuta di DNA di Michael Phelps per un costume da bagno vincente. Verità o pura finzione? In realtà la «butter zone» esiste davvero. Ammettiamolo, è un termine meravigliosamente grasso e genuino che non finge di essere un record mondiale, né una nuova tecnologia sviluppata dalla NASA, né un materiale high-tech. È così gustoso da saper ispirare l'immaginazione e ha trovato modo di uscire dal gergo sportivo per diventare un prodotto. E cioè quale?
Non vorrei uscire dalla mia «butter zone»
«Qual è la tua butter zone?» Ho posto questa domanda ai miei colleghi redattori e in risposta mi hanno detto: «Stai parlando di una zona erogena? O è la controparte della zona bikini?», ha addirittura supposto il redattore sportivo Patrick Bardelli. Essendo un’amante del faidaté Carolin Teufelberger ha cercato il lato pratico: «È un punto ben lubrificato sulla bici?» e Natalie Hemengül teme si possa trattare di un sinonimo delle «maniglie dell’amore», cioè quegli accumuli di grasso sui fianchi. Mi piace come si evolve la discussione. Nel frattempo, tutta la redazione è diventata una butter zone, anzi la parola ha preso il sopravvento: «Non disturbate la mia butter zone», sussurra Bardelli da destra.
Quale sarebbe il prodotto con una butter zone?
La butter zone si nasconde...
- ... in una T-shirt, esattamente accanto all'Energy Accumulator.22%
- ... in un paio di sci, in perfetta armonia con la base P-Tex 2100.60%
- ... in un trampolino, è l'arma vincente del V-Max Jumping Sheet.18%
Il concorso è terminato.
Lasciami imburrare una fetta di pane, prima che tu possa sbirciare nelle soluzioni.

I freestyler vanno lisci come il burro
I freestyler su sci e snowboard non sono gli unici ad essersi appropriati di questo neologismo, lo ammetto. Nell’Urban Dictionary vengono proposti diversi significati. In termini di sport, un atleta estremamente concentrato, sicuro di sé, che fa fuoco e fiamme insomma, si trova nella sua «butter zone». Ma non è nulla di tangibile.
Nel freestyle è diverso. Se riesci a spostare il peso con un «nose butter» o un «tail butter» al punto da poter fluttuare sulla neve in punta o in coda ai tuoi sci o alla tua tavola, allora sai esattamente dove si trova la butter zone.
Così Völkl nei modelli come il Bash 86 ne fa una tecnologia e integra nello sci «un flex specifico per i butter nel freestyle» che definisce «butter zone». Ti faccio notare che l’aggettivo «specifico» deriva dal latino «specifĭcus», composto da «species» e «facĕre» (cioè “fare”), e significa propriamente «che costituisce una specie». Tutto chiaro? O vuoi avere qualche spiegazione in più? Nessun problema: I Line Ski sono addirittura dotati di butter zone 3D™. Wow! Non ci posso credere! Una butter zone tridimensionale! Ebbene sì, ma devi allenarti comunque per imparare a fare quei trucchetti. La mia butter zone sarebbe quella delle mie ginocchia se provassi una cosa del genere.


Semplice scrittore, doppiamente papà, che ama essere in movimento e destreggiarsi nella vita familiare quotidiana, come un giocoliere che lancia le palline e di tanto ne fa cadere una. Può trattarsi di una palla, di un'osservazione, o di entrambe.