I mobili portaoggetti «Ark» di Christina Olsen e Ida Høstrup della collezione #talktaboo non hanno nulla da nascondere.
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Un design che infrange gli argomenti tabù

Uno dei compiti principali del buon design è quello di trovare risposte agli interrogativi del presente, inclusi gli argomenti tabù. L'ho scoperto al Salone del Mobile

In che modo può arricchirti un buon design? Deve saperti sorprendere? Aiutarti a risolvere i tuoi problemi? Basta che sia bello e ti dia piacere occasionale? Sono sicura che hai un’opinione su cosa sia il buon design. A mio parere, un design degno di nota oggi come oggi deve saper andare oltre la pura e semplice forma. Prendiamo una sedia, per esempio. Ne esistono un’infinità e molte di esse sono progetti di successo. Ogni nuovo modello sul mercato deve avere una spiegazione significativa per la sua ragion d’essere. Una bella silhouette non basta.

Un designer dovrebbe confrontarsi anche con le difficoltà della nostra quotidianità, superare barriere e toccare temi indiscussi. È proprio qui che entra in gioco la collezione di mobili #talktaboos, proposta dagli studenti di design del Danish VIA University College. Essa si dedica a vari tabù della società contemporanea: «Ci capita raramente di parlare di argomenti tabù come la depressione e spesso lo facciamo solo quando non ci riguardano direttamente», spiega Oliver Ejlersen. È uno dei designer che ha presentato il suo lavoro di diploma al Salone del Mobile di Milano.

Prima di farmi vedere la mostra, Oliver mi mette in mano una pallina di legno che dovrei inserire in uno dei sette bicchieri che trovo davanti a me su un piedistallo. Ogni bicchiere corrisponde a un argomento tabù: ad esempio obesità, nudità o sesso in età avanzata. Decido di mettere la mia pallina nel bicchiere denominato «Grief» – “lutto”. Dopodiché Oliver mi conduce all'oggetto associato a questo stato d’animo.

Il tabù del lutto

La panca permette a due persone sedute una accanto all’altra di volgersi verso l’altro, ruotando sul disco girevole.
La panca permette a due persone sedute una accanto all’altra di volgersi verso l’altro, ruotando sul disco girevole.
«Missing Link»: la panca design di Mette Caspersen e Oliver Ejlersen.
«Missing Link»: la panca design di Mette Caspersen e Oliver Ejlersen.

Mi trovo davanti a una mensola collegata ad una lastra di pietra e decorata con una scultura. Non so ancora cosa distingue questo scaffale dagli altri. E non mi è ancora chiaro cosa c'entri quest’opera con il tabù che ho scelto.

Oliver mi svela il significato di «In Memory Of» di Annette Rosendal: la scultura in quercia è un'urna e serve da monumento o memento mori in una casa. Il bicchiere e il pennello accanto all’urna ti permettono di elaborare il lutto con un rituale. Puoi utilizzarli per disegnare o scrivere sulla lastra di arenaria e inviare messaggi alla persona defunta. In pochi secondi il messaggio scompare e tu lo consideri inviato.

Oliver mi spiega che Annette Rosendal ha dedicato questo oggetto design alla sorella defunta. Dopo la morte della sorella, la designer si è resa conto che andare al cimitero non le bastava per superare il lutto e che aveva bisogno di un altro rituale. Perciò ha ideato l'altare, ispirandosi a diverse tradizioni culturali, tra cui quella messicana.

L'idea di progettare un memento mori contemporaneo per aiutare le persone ad affrontare il dolore legato al lutto è molto toccante sia per me che per Oliver. La nostra conversazione diventa più seria e personale. Parlare di una perdita non è facile per nessuno del mio ambiente, me compresa. La maggior parte dei miei amici ha meno o poco più di trent'anni. A questa età, si parla di famiglia, carriera o del prossimo grande viaggio.

E capisco che sia più piacevole parlare di temi leggeri quando ci si trova per l’aperitivo dopo il lavoro in un locale in. Il più delle volte, i temi che ci affliggono ce li teniamo dentro. Nella vita quotidiana spesso manca il momento giusto per affrontare vicende dolorose.

Così anche un tema onnipresente come la morte può diventare un tabù. E nessuno dovrebbe elaborare il proprio lutto in solitudine. Per fortuna esistono designer come Annette Rosendal che con i loro oggetti creano uno spazio intimo che apre nuovi orizzonti e dà voce a questi argomenti. Solo in questo modo il design può contribuire al benessere di ognuno di noi.

Parlare apertamente

La sedia «Axilla» disegnata da Magnus Thy si ispira al tabù delle ascelle. Ha la forma di un'ascella gigante e tramite feromoni ci confronta con i nostri odori naturali.
La sedia «Axilla» disegnata da Magnus Thy si ispira al tabù delle ascelle. Ha la forma di un'ascella gigante e tramite feromoni ci confronta con i nostri odori naturali.
«Ego» di Nicoline Vestergaard e Matilde Enemark ti invita a concentrarti con calma su te stesso e ad accettare chi sei.
«Ego» di Nicoline Vestergaard e Matilde Enemark ti invita a concentrarti con calma su te stesso e ad accettare chi sei.

Oliver mi mostra anche tutti gli altri lavori di diploma degli studenti del VIA. Ogni singolo mobile ti fa rivalutare un tabù, facendoti chiedere perché lo è diventato.

«Missing Link» di Mette Casperse e Oliver Ejlersen è un oggetto che invita gli utilizzatori a confrontarsi e discutere apertamente. La panca è progettata in modo da aiutare fisicamente due persone a comunicare: i due dischi girevoli sulla seduta sono collegati tra loro con delle rotelle. Se una persona si muove, l'altra segue il suo movimento. Questa funzione consente alle persone di girarsi a vicenda e di confrontarsi direttamente, anche con argomenti spiacevoli.

La sedia «Axilla» disegnata da Magnus Thy si ispira al tabù delle ascelle. Ha la forma di un'ascella gigante e tramite feromoni ci confronta con i nostri odori naturali.
La sedia «Axilla» disegnata da Magnus Thy si ispira al tabù delle ascelle. Ha la forma di un'ascella gigante e tramite feromoni ci confronta con i nostri odori naturali.
«Ego» di Nicoline Vestergaard e Matilde Enemark ti invita a concentrarti con calma su te stesso e ad accettare chi sei.
«Ego» di Nicoline Vestergaard e Matilde Enemark ti invita a concentrarti con calma su te stesso e ad accettare chi sei.

I tabù sono argomenti che riguardano tutti noi. Chi più e chi meno. Non mi sarei mai aspettata di essere confrontata con questi temi in una fiera di design. I giovani designer del VIA University College hanno saputo sorprendermi e mi invogliano a visitare altre mostre di questo tipo. Vuoi scoprire quali altri lavori di successo hanno saputo sorprendermi a Milano? Clicca su «Segui l’autore» nel mio profilo di redattrice per non perderti i miei prossimi articoli. Grazie per il tuo interesse!

Immagine di copertina: I mobili portaoggetti «Ark» di Christina Olsen e Ida Høstrup della collezione #talktaboo non hanno nulla da nascondere.

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Sono la cheerleader del buon design e ti informo su tutto ciò che ha a che fare con l'arredamento, parlandoti delle ultime trovate dell’interior design – dalle più semplici alle più sofisticate – mostrandoti i nuovi trend e intervistando le menti creative del design direttamente sul loro posto di lavoro. 


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