
Retroscena
Pirelli porta la tecnologia delle moto sulla mia e-bike
di Martin Jungfer
In tutto il mondo, appaiono «piste ciclabili pop-up» da un giorno all’altro. Gli appassionati di bicicletta fiutano la loro possibilità di guadagnarsi un posto legittimo sulla strada. E la Svizzera? Ha voluto la bicicletta, ma adesso non pedala.
Immagina che il mondo abbia un gigantesco problema ambientale. Il cambiamento climatico mette in pericolo la sopravvivenza dell'umanità. I centri delle metropoli si trovano costantemente di fronte a ingorghi stradali perché troppe auto si spremono per le strade. E i guidatori sono a un passo dall'infarto, perché il sovrappeso e la mancanza di esercizio fisico sono tra le conseguenze comuni del benessere. Poi arriva una pandemia globale che porta la vita a un punto morto, costringendo tutti a riflettere.
Non sarebbe un'occasione perfetta per affrontare finalmente i problemi in modo radicale? Per questo aspetto – solo per questo aspetto – sembra troppo bello per essere vero.
Ma è reale.
E le città di tutto il mondo stanno approfittando dell'opportunità offerta dalla crisi, creando spazi per ciclisti in modo rapido e senza burocrazia grazie a «piste ciclabili pop-up», che trasformano temporaneamente le aree di parcheggio o le corsie in piste ciclabili. Questo garantisce il mantenimento delle distanze di sicurezza e permette una guida rilassata. La capitale della Colombia, Bogotá, ha sgomberato più di 100 chilometri per la circolazione di biciclette. Da Città del Messico a Vancouver, Milano, Berlino e Parigi, l'asse della buona volontà si estende.
Lo stesso sindaco di Londra Sadiq Khan, non si sottrae ai grandi interventi nelle arterie del traffico della città, e il primo ministro Boris Johnson parla di una «nuova età dell’oro» per i ciclisti. In tempi in cui le persone evitano il trasporto pubblico a causa del rischio di infezione, si profila all'orizzonte la battaglia finale per il trasporto individuale. Chi sarà il vincitore? L’auto o la bicicletta? Dipende dalle reazioni dei comuni.
Rachel Aldred è professoressa di Trasporti all'Università di Westminster, e nel suo ultimo rapporto stima che l'ingorgo quotidiano del traffico in Inghilterra e nel Galles potrebbe aumentare di oltre un milione di viaggi pendolari. Questo è lo scenario negativo, se la bicicletta non diventa un’alternativa più attraente. Le relative infrastrutture potrebbero garantire che in futuro le distanze inferiori ai dieci chilometri vengano percorse milioni di volte di più a piedi o in bicicletta. Di conseguenza, il governo vuole mettere a disposizione 225 milioni di sterline per poter prendere le misure appropriate: non dovrebbero solo alleggerire le strade, ma anche avere un effetto positivo sulla salute. Il rapporto suggerisce che 500 morti premature all'anno potrebbero essere evitate solo grazie a dell’attività fisica in più. Il sovrappeso è considerato anche un principale fattore di rischio per un grave decorso di infezioni da COVID-19.
Quindi è possibile prendere più piccioni con una fava. Questo non richiede tecnologie future, bensì un'invenzione che ha ben 200 anni: la bicicletta. Vanno bene anche le e-bike. Le biciclette elettriche sono ormai convenienti ed efficienti nel traffico locale. Con i 55 kWh di una Tesla Model 3, che può coprire una distanza di circa 400 chilometri, si possono facilmente percorrere 6000 chilometri in bicicletta elettrica o molto di più. Il supporto a pedale ha reso la bicicletta attraente per molti che in passato hanno fallito a causa della topografia dell'ambiente circostante. Arrivare in ufficio velocemente e senza sudore non è più un problema se il motore aiuta con 500 watt. Le biciclette da carico trasportano anche le grandi spese. E i rimorchi per biciclette sono degli ottimi aiutati sulla strada verso l'asilo nido. Le biciclette elettriche hanno da tempo abbandonato la loro immagine di veicolo mobile per pensionati e mantengono i loro utenti altrettanto sani come i ciclisti non motorizzati, purché non siano coinvolti in un incidente, il che purtroppo accade sempre più spesso.
Anche gli svizzeri sono saliti sempre più in sella negli ultimi mesi. Lo dimostra il MOBIS-COVID Study, che afferma quanto segue a proposito dei chilometri percorsi in bicicletta: «Qui si può osservare un aumento molto elevato, che supera nettamente gli effetti stagionali previsti». Durante il lockdown, la bicicletta è stata utilizzata principalmente come dispositivo di fitness. Ma sulla strada verso la nuova normalità dovrebbe giocare un ruolo maggiore anche per noi. Finora c'è poco sostegno spontaneo per questo.
Nel comunicato stampa in occasione della Giornata mondiale della bicicletta di quest'anno, il 3 giugno, Pro Velo scrive: «In Svizzera, solo la città e il Cantone di Ginevra hanno finora reagito adottando una serie di misure volte a incoraggiare il traffico ciclistico». La richiesta di sfruttare l'opportunità di cambiamenti radicali rimane in gran parte inascoltata.
Alcune città agiscono da tempo secondo il motto: «Dove c'è una bicicletta, c'è una strada», e questo vale non solo per le metropoli congestionate. Nella città belga di Gand, con 260 000 abitanti, il centro della città è privo di automobili dal 2017. La capitale Bruxelles si avventura ora anche nella «Vélorution» e dichiara la zona della City una zona prioritaria per ciclisti e pedoni. Entrambi i gruppi possono muoversi ovunque, sul marciapiede e sulla strada. Auto, bus e tram saranno rallentati a 20 km/h. A partire dal 2021 si applicherà un limite di velocità di 30 km/h in tutta la città.
Invece di iniziare una rivoluzione o almeno di inviare un segnale immediatamente visibile, la politica da noi prosegue a piccoli passi. Ai sensi della legge sui percorsi ciclabili, in futuro i Cantoni avranno l’obbligo di pianificare le vie ciclabili in modo vincolante e garantire una rete di percorsi ciclabili coerente e sicura.
È bello, ma rimane un sogno del futuro, mentre altrove le piste ciclabili extra-large spuntano spontaneamente e dimostrano come potrebbe essere il futuro. Il nostro comportamento in materia di mobilità sta cambiando. Per far salire più persone in bicicletta a lungo termine, è necessario essere convinti che una pista ciclabile possa essere qualcosa di più di una stretta striscia di sopravvivenza sul ciglio della strada. Altrimenti la finestra temporale si chiude e il traffico automobilistico continua a gonfiarsi. Per una volta, vorrei che Boris Johnson avesse ragione: dopo la crisi causata dal Coronavirus, arriva l'età d'oro delle biciclette. Che sogno!
Semplice scrittore, doppiamente papà, che ama essere in movimento e destreggiarsi nella vita familiare quotidiana, come un giocoliere che lancia le palline e di tanto ne fa cadere una. Può trattarsi di una palla, di un'osservazione, o di entrambe.