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Scuotimento della testa, fungo e catene rotte: Questa è l'emoji vintage del 2023
di Jan Johannsen
Gli smiley spesso ti aiutano a interpretare correttamente i messaggi testuali. Ma non tutti li usano, e così sorgono i malintesi.
Non c'è cosa che possa gettarmi nella confusione più totale quanto una risposta testuale senza uno smiley. Se la sarà presa? L'avrò infastidito? Mi avrà frainteso? O semplicemente non ha tempo di rispondermi? Comincio a sudare e a maledire quelle dannate lettere prive di emozioni che non riescono a trasmettere sfumature dal punto di vista dei sentimenti.
Sì, sto esagerando un po', ma il fatto è che se la persona con cui sto chattando non mi aiuta con degli emoji, non sono in grado di giudicare il suo stato d'animo. Alcuni messaggi testuali mi sembrano meno amichevoli o addirittura incompleti senza un emoji. Il più delle volte basta una semplice faccina sorridente: mi rassicura dicendomi «va tutto bene».
Chi usa gli emoji nella comunicazione online la pensa come me. Lo hanno confermato diversi studi, come «Future of Creativity» del 2022 e «Un'immagine vale più di mille parole» (in tedesco) della Fresenius University of Applied Sciences di Colonia del 2018.
L'inarrestabile avanzata delle faccine sorridenti è iniziata nei primi anni di Internet ed è diventata parte integrante della comunicazione online. Attualmente esistono più di 3600 emoji, molti dei quali rappresentano varianti del colore della pelle. Sostituiscono i gesti, il tono di voce e il linguaggio del corpo, che mancano nella comunicazione scritta. Il 70 percento dei partecipanti a un lungo studio condotto dall'Istituto Fraunhofer, ritiene che gli emoji possano aiutare a evitare malintesi nella comunicazione scritta.
La comunicazione scritta è davvero una scienza a sé: le persone scrivono in modo molto diverso con amiche, amici e familiari, rispetto ad esempio con colleghe e colleghi di lavoro, conoscenti occasionali o perfetti sconosciuti. Gli emoji vengono usati meno nelle e-mail che nelle chat. Le donne li usano più spesso degli uomini, le persone giovani più spesso di quelle anziane, e chi non li usa può sembrare poco simpatico, ma secondo lo studio Fresenius è anche più sicuro di sé: chi nega gli emoji sembra voler tenere per sé il suo stato d'animo e, scusa l'espressione, fregarsene 💩 di quello che pensi di lui o lei.
Sì, la comunicazione scritta è una cosa molto complessa: c'è chi ha la tendenza a interpretare tutto e chi non pensa proprio a nulla quando scrive. Anche un punto alla fine di un messaggio può avere un effetto passivo-aggressivo su molte persone, perché può essere interpretato come «discussione chiusa».
Anche tu usi gli emoji?
Il concorso è terminato.
Sembra uno scontro tra due mondi: quello di chi usa gli emoji nei propri messaggi testuali come strumento per attivare un ulteriore canale di comunicazione, e quello di chi ha in mente solo un semplice scambio di informazioni e non riesce a interpretare bene gli emoji. E sono entrambi legittimi, per carità.
Soprattutto nel settore commerciale, ad esempio nelle e-mail tra un'azienda e la sua clientela, ci si concentra solo sulle informazioni da trasmettere. In tal caso contano i fatti concreti, soprattutto in casi delicati come le trattative sui prezzi, i solleciti o i reclami. Non mi verrebbe assolutamente in mente di usare delle faccine sorridenti in questi contesti.
Ma a parte questo, non credo ci sia nulla di male nel rendere la comunicazione un po' più rilassata e nell'aggiungere una 🙂 dopo il «Grazie per il suo cortese riscontro». Con quella faccina, voglio sottolineare che non si tratta di una frase vuota, ma che ne sono stata davvero felice. Tuttavia, non mi aspetto che la mia controparte mi risponda con delle faccine. Se poi dovesse farlo, mi farebbe piacere.
Molte aziende usano le chat per la comunicazione interna, almeno da quando è iniziato il trend dell'home office. Tramite chat, il personale può scambiarsi delle idee e coordinare il lavoro molto più velocemente che via e-mail. Anche in questo contesto, si usano sempre più gli emoji.
Se non puoi fare a meno degli emoji anche fuori dalle chat:
Inoltre, ci sono programmi come Outlook, Teams e Google Docs che supportano gli emoji, in certi casi solo dall'anno scorso. Un cuore come reazione a un messaggio nella chat o a un'e-mail esprime rapidamente «È gentile da parte tua», mentre un pollice sta per «ottimo». In questi casi usiamo gli emoji soprattutto per risparmiare tempo.
Ma non importa tanto dove e come li si usa: per me gli emoji sono un segnale di disponibilità al dialogo. Un sorriso può portare a una battuta, e una battuta può portare a una conversazione. È tutto più difficile senza gli emoji. Sia come sia, chattando con persone sconosciute è difficile distinguere un tono serio da quello spensierato senza l'aiuto di questi strumenti. C'è più margine per i malintesi.
E tu cosa ne pensi degli emoji? Quando li usi e quando no? Ti sono utili quanto a me?
Immagine di copertina: Rawpixel.com/ShutterstockSi sente a casa sia davanti al PC da gaming che sull'amaca in giardino. È affascinata dall'Impero Romano, dalle navi container e dai libri di fantascienza, tra le altre cose. Fiuta soprattutto le ultime notizie dal settore IT e smart gadget.