Michael Restin
Retroscena

Studiare con i bambini è utile, non stressante

Michael Restin
18.1.2025
Traduzione: Alessandra Ruggieri De Micheli

Grazie ai miei bambini, ho la possibilità di tornare sui banchi di scuola. Finché si trattava dell'ABC e delle tabelline andavo alla grande, ma ora spesso reagisco con un «Ehmmm..., fammi pensare». La cosa positiva è che impariamo a studiare insieme.

Il tempo vola. È un modo di dire che potrebbe stare anche per «Non lo so, scusa». Eccomi tornato nel ruolo del signor Tispiego, nel quale sono riuscito a districarmi egregiamente per qualche anno. Quando i bambini iniziano la scuola, infatti, cambiano anche le domande che portano a casa.

Inizia tutto in maniera piuttosto innocua: l'ABC e le tabelline sono un gradito cambiamento dopo la valanga di «perché» che ti fanno sbellicare dalle risate o ti lasciano senza parole. Finalmente puoi avere risposte chiare che puoi dare facilmente. Anche perché le basi spesso si possono imparare giocando.

6 x 4 = 24, dopo la D arriva la E – ma poi, a un certo punto, cioè dopo due o tre anni, arriva il grande «Ehmmmm...». Un suono allungato che può essere esteso a piacimento e combinato con le rughe sulla fronte. Nel frattempo, questo famoso gioco è scomparso dagli scaffali di casa nostra e ora siamo arrivati alla quarta elementare e alla prima media. E a un certo punto è arrivato il momento in cui non potevo più aiutare en passant.

Com'era già...?

Domanda di riserva: quando potrò andare finalmente a stendere il bucato?

Nella vita reale, Luca scriverebbe a Chiara: «Secondo Google Maps, dovrei essere da te tra 26 minuti», oppure condividerebbe semplicemente la sua posizione, ma questo non ci aiuta. E per fortuna perché altrimenti non impareremmo un bel nulla. In questi casi servono solo carta e penna, la gomma o il cancelletto, le formule e molta concentrazione: tutte cose gradualmente scomparse dalla mia vita quotidiana.

In realtà è un gran peccato, perché sono utili per affrontare una domanda passo dopo passo. Alla fine, un foglio scritto a mano racconta tutta la storia, compresi i segni di errori e ripensamenti. Più ti scervelli, più resti di gomma ci sono.

Studiare da pari a pari

Il tempo vola veramente. Basta pensare a quando ci tocca scrivere a mano. E il tempo, oltre ad avermi fatto abbandonare tutti gli strumenti analogici, ha anche spazzato via dalla mia mente gran parte delle conoscenze matematiche della prima media. Forse si trovano ancora in un qualche angolino nascosto, ma non posso accedervi all'istante e mia figlia, sempre più spesso, mi osserva mentre cerco nei detriti delle mie conoscenze di trent'anni fa.

Invece di essere in grado di aiutare immediatamente, ora devo regolarmente chiedere pazienza. Non lo so, non posso dirtelo ora, devo pensarci, scusa. Dopo la frustrazione iniziale, questo momento di verità risulta piuttosto liberatorio. Ogni giorno che passa, le cose che riesco a fare meglio sono sempre meno. Ma è giusto così: possiamo cercare soluzioni da pari a pari.

Faccio un'equazione per risolvere il problema di Chiara e Luca. Dopodiché, mia figlia mi rispiega come si fanno i calcoli a colonna. Win-win! Superare una crisi è come risolvere un problema e ti motiva a non smettere mai di imparare, anche quando devi assumere il ruolo dell'insegnante che corregge le verifiche.

Leggere e far leggere

Ho la sensazione che concentrarmi sulla lettura di un testo stia diventando sempre più difficile anche per me. Leggere veramente parola per parola invece di fare una lettura trasversale per poi saltare al tema successivo. Essendo un correttore di bozze patentato, non posso permettermi di leggere con disattenzione. La storia che ho davanti a me parla di un momento speciale tra padre e figlio.

Le domande di comprensione riguardano ciò che c'è scritto sia nel testo che tra le righe, come lo si dovrebbe interpretare e come lo si potrebbe riformulare. Bisogna riconoscere le parole giuste, senza cadere nei tranelli. Inizio a rivedere l'esercizio, esito un po' e poi faccio delle correzioni. Meno male che non ho usato la penna rossa.

È un bel momento, posso concentrarmi sulla lettura e fare i miei commenti indisturbato. Un momento di pura concentrazione che sembra quasi un lusso nel tran tran familiare in cui succede sempre qualcosa: sono in videoconferenza, ma intanto sto cucinando uno stufato nel forno, mentre sull'altro canale coordino gli orari dei bambini. Poi, durante la pausa pranzo, mi vengono detti i piani futuri.

Stai leggendo parola per parola?

Arriva una notifica dell'app della scuola: oggi salta la lezione di nuoto e i bambini verranno mandati a casa in anticipo. Se ciò non fosse possibile, dobbiamo farlo sapere. Dopo un breve momento di silenzio, il cellulare inizia a squillare di continuo. Il bambino A può rientrare a casa. Non è un problema nemmeno per i bambini da B a L, si legge nei messaggi.

Trova l'errore.

Posta elettronica, WhatsApp, Signal, Klapp: siamo pieni di canali e questo non influisce solo sulla comprensione testuale. È il mondo in cui viviamo e a cui i bambini devono adattarsi. Per farlo, hanno bisogno di buone basi che richiedono tempo e pazienza. Un foglio non perde mai la pazienza. Il papà, invece, ogni tanto la perde. Ma ci sto lavorando e sto imparando a studiare di nuovo.

Immagine di copertina: Michael Restin

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Semplice scrittore, doppiamente papà, che ama essere in movimento e destreggiarsi nella vita familiare quotidiana, come un giocoliere che lancia le palline e di tanto ne fa cadere una. Può trattarsi di una palla, di un'osservazione, o di entrambe.


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