Retroscena

Ricordi «Max Payne»?

Philipp Rüegg
8.7.2019
Traduzione: Leandra Amato

A quel tempo, le mie aspettative nei confronti del videogioco quasi ventenne «Max Payne» erano enormi. Sono state tutte soddisfatte e non solo a causa dei proiettili rallentati.

«They were are all dead. The final gunshot was an exclamation mark for everything, that had lead to this point. I released my finger from the trigger and then it was over.»

Max Payne, vedovo e padre addolorato, non è un eroe d'azione unidimensionale. Max Payne è un poeta. Con i suoi monologhi interni, il poliziotto ha reso «Max Payne» uno dei miei giochi preferiti in assoluto – insieme all'ambientazione da film noir nella nevosa New York e alle insolite sequenze a fumetti.

Nel 2001, lo stesso anno in cui è uscito il gioco, ho visto il primo trailer: due minuti e 40 secondi per l'eternità. L'azione al rallentatore che ha reso popolare «Matrix» ha rapito me e i miei amici. C'era anche una telecamera che seguiva la cartuccia. Ma quanto è figo??

Cupo, tragico e avvincente

Innumerevoli scagnozzi lo ostacolano: un errore! Grazie al Bullet Time (proiettili rallentati), Max può scappare dalla linea di fuoco a rallentatore e distribuire colpi di testa mirati. Con il fucile da cecchino, la telecamera segue automaticamente il proiettile durante il volo. Era incredibilmente fantastico e mai noioso. Se Max viene colpito, si cura con una lattina di antidolorifico.

Breve interruzione TV

La ciliegina che adorna questa brillante torta d'azione è il cinico monologo di Max, sia durante il gioco che nelle scene a fumetti. Max commenta gli eventi con metafore poetiche e giochi di parole come «He was trying to buy more sand for his hourglass. I wasn’t selling any» oppure «I might have laughed, if I had remembered how». Insieme all'ambientazione noir e all'armoniosa colonna sonora, si crea un'atmosfera unica.

Max Payne non è una macchina assassina senza anima. Un'anima poetica si nasconde sotto il suo cappotto di pelle, che non può essere soppressa nemmeno con tonnellate di antidolorifici.

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Da bambino non mi era permesso avere console. Solo con il PC di famiglia, un 486, mi si è aperto il magico mondo dei videogiochi. Oggi di conseguenza compenso in modo esagerato. Solo la mancanza di tempo e denaro mi impedisce di provare ogni gioco esistente e di riempire la mia libreria con rare console retrò. 


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