Retroscena

«Quando sento parlare di metaversi al plurale, è un segnale d'allarme»

Coya Vallejo Hägi
12.5.2022
Traduzione: Leandra Amato

Aaron Frank fa ricerche sui mondi virtuali da dieci anni alla Singularity University, in California. In questa intervista, l'esperto di tecnologia risponde alle mie domande più scottanti sul metaverso.

Cos'è il metaverso e quando arriverà? Presto passeremo le nostre giornate lavorative come avatar di Facebook nell'universo di pixel di Mark Zuckerberg? Oppure siamo immersi nel gioco di Fortnite senza nemmeno accorgercene?

Queste domande non dividono solo le opinioni all'interno della redazione di digitec. Per andare a fondo della questione, ho chiesto a un esperto. Aaron Frank lavora come consulente, insegnante e ricercatore presso la Singularity University di Santa Clara, California. Si sente a casa nei mondi virtuali.

Aaron, tu lavori alla Singularity University nella Silicon Valley, che è già un posto interessante. Cosa fai esattamente?
Aaron Frank: Sì, è un posto interessante. La Singularity University cerca di capire il ruolo della rapida crescita della tecnologia e quali sono le sue conseguenze per l'economia, la società e la politica nella nostra società globale.

E qual è il tuo ruolo all'interno dell'organizzazione?
La mia area di ricerca è lo sviluppo di tecnologie nel campo della realtà aumentata (AR) e della realtà virtuale (VR), nonché lo sviluppo e l'utilizzo di ambienti virtuali online. Sono anni che mi occupo di mondi virtuali.

Quando hai sentito parlare per la prima volta di metaverso?
Nei media si dice spesso che la parola deriva dal romanzo di Neil Stevenson «Snow Crash». Ho letto il libro circa sette anni fa e credo sia stata la prima volta che mi sono imbattuto in questa parola. Ma il termine «metaverso» circola da tempo nel settore.

"Il metaverso è Internet."

E qual è la componente finale del metaverso?
La combinazione di spatial computing e motori grafici. Attraverso questi due strumenti possiamo costruire mondi virtuali immersivi. Ambienti che visitiamo come avatar, che sembrano videogiochi e che possiamo vivere in tre dimensioni.

"Le piattaforme chiuse possono adattarsi e rimuovere rapidamente i contenuti dannosi, ma allo stesso tempo c'è un grosso rischio di capitalismo di sorveglianza."

È un buon consiglio. Grazie mille per l'intervista, Aaron.

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«Io voglio tutto: le discese ardite e le risalite stordite, la crema in mezzo!» – queste parole di un noto personaggio televisivo statunitense rispecchiano pienamente il mio pensiero. Vivo secondo questa filosofia di vita anche a lavoro. In altre parole: trovo che ogni storia, dalla più insignificante alla più incredibile, abbia il suo fascino. 


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