Retroscena

Pronti all’azione anche oltrepassando i limiti

Michael Restin
3.9.2020
Traduzione: Alessandra Ruggieri De Micheli
Immagini: Manuel Wenk

I membri della Società Svizzera di Salvataggio dedicano il loro tempo libero all'acqua. Una volta al mese, la Sezione della Valle del Reno centrale viene addestrata a mantenere calma e sangue freddo anche quando il battito sale alle stelle. Facciamo visita alle volontarie e ai volontari del salvataggio.

I problemi vanno alla deriva

È una giornata di agosto, nuvolosa e piovosa. Una giornata insolita in questa estate all’insegna del Corona, che ha fatto suonare i campanelli d'allarme ai servizi di emergenza. Molte persone sono rimaste in Svizzera e spesso si sono recate nei luoghi più remoti, sui fiumi o laghi, provocando un maggior numero di incidenti.

A metà agosto la Sezione della Valle del Reno centrale è stata già stata chiamata cinque volte. «In questo stesso periodo, l'anno scorso, le chiamate erano state solo due», afferma Dario Rodi. Fortunatamente, nel 2020 non è scattata nessuna operazione di ricerca, ma solo «tre salvataggi, due operazioni di assistenza tecnica», riassume.

Un veicolo nel canale, un’azione di recupero oggetti. Un incidente balneare, una persona nel Reno, un suicida che voleva buttarsi dal ponte. «Purtroppo succede sempre».

Non tutte le missioni sono spettacolari. La SSS assume anche la funzione di guardia spiaggia o di altri servizi di sicurezza in occasione di eventi. Inoltre, offre corsi di formazione e l’associazione è anche un vivace punto di ritrovo. È più di un «semplice» centro di salvataggio ed è ben integrato alle altre organizzazioni: «Dal 1982, noi della SSS siamo un membro orgoglioso della Croce Rossa Svizzera», leggo nel profilo.

Ci vuole tempo prima che i volontari e le volontarie di salvataggio siano pronti a unirsi alla task force e agire in caso di emergenza. Di solito ci sono «22 persone in allerta e solo due o tre all’azione», spiega Dario Rodi. «L'addestramento di base viene fatto internamente, dopodiché si prosegue con altre esercitazioni e l’addestramento operativo».

Uscire dalla routine e mettersi all’azione

Per partecipare, non basta saper nuotare bene. Rodi mostra pale di ricerca, scatole con funi tecniche e materiale per la discesa in corda doppia. Strumenti del mestiere che le persone volontarie del salvataggio devono conoscere. A seconda della situazione, sono richieste diverse qualità: «Fondamentalmente siamo dei generalisti, ma abbiamo diversi livelli di esperienza», spiega Rodi.

Tutta una questione di tempo

«Salvataggio in acqua! Nuotare fuori! Basta così!», echeggia fino al confine con l’Austria. Una squadra ben attrezzata è pronta all’azione sulla riva. L'uomo in acqua, super tranquillo, avanza con qualche altra bracciata per raggiungere il centro del fiume. Dopodiché rimane fermo, immobile, in posizione prona. Splash, un tuffo di testa. La soccorritrice si avvicina all’uomo, lo afferra e lo gira.

Un collega a riva porta entrambi fuori dalla corrente, tirando molto lentamente la corda attaccata al giubbotto di salvataggio della soccorritrice. Vengono trascinati a riva circa 50 metri più avanti, raggiungendo la seconda postazione. L’operazione sembra semplice, ma non sempre funziona.

È difficile agire velocemente quando la corrente è così forte. È un'arte saltare al momento giusto per raggiungere rapidamente la persona infortunata. Se quest’ultima non viene raggiunta, si sente subito gridare «Fine della corda! Nuota!», al che nessuno riesce più a tirare la fune e il salvataggio si complica.

Con calma e passo dopo passo ci facciamo strada fino a entrare in acqua. Daniela Lippuner mi mostra una roccia adatta per il salto nel Reno e mi ricorda di mettermi in «posizione passiva» dopo un paio di bracciate a crawl. Seduto con i piedi in acqua, aspetterò di essere salvato. L'uscita sembra essere più difficile dell'entrata, c’è forte corrente e le rocce nell'acqua bassa sono infide. Devo stare attento a non inciampare.

Il padrone della situazione

In caso di emergenza, bisogna allarmare i soccorritori. «Il 118 sarebbe il numero giusto da comporre, ma anche il 144 va bene, naturalmente», spiega Joël Rodi, che prende posto sul veicolo di soccorso acquatico e osserva la situazione. «In caso di acque correnti, attiviamo il concetto di salvataggio Alpenrhein», afferma, indicando la mappa all’interno del veicolo con i nomi dei luoghi e le posizioni di rilievo come i ponti.

«Sono numerate e agiamo per sezioni», spiega. «Se qualcuno è in difficoltà, attiviamo la SOP e i caposoccorritori si riuniscono presso il ponte più vicino». Al confine di ogni sezione si allestisce una postazione di sicurezza. «In questo modo, in base a un tempo di intervento definito, ci assicuriamo che il paziente stia bene».

Basta dare un'occhiata all’organigramma per capire quanto sia importante la comunicazione. Polizia, vigili del fuoco e ambulanza sono organizzazioni partner, insieme ai colleghi austriaci sulle acque di confine. «Dall’incidente all’allarme, fino al pronto intervento, il processo è standardizzato», spiega Joël Rodi. Un'operazione su larga scala può essere gestita solo in questo modo.

In caso di emergenza, devono funzionare tutti gli ingranaggi, ognuno deve sapere cosa deve fare e concentrarsi sul proprio compito. «Dopo la missione, facciamo un cosiddetto Defusing, che non è proprio un debriefing», spiega Joël Rodi. «Lo si fa all’interno del team per riconsiderare le singole informazioni anche a livello emotivo».

Al crocevia tra divertimento e stress

Appena sali con Kevin Berger sull’imbarcazione di salvataggio ti accorgi quanto sia arduo e impegnativo questo compito. È addirittura difficile entrare in acqua dalla riva; viene fatto tutto con una velocità estrema e tutte le percezioni vengono stimolate a mille. La corrente, le onde, l’imbarcazione, l’orizzonte... Tutto si muove rapidamente formando un quadro vacillante.

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Semplice scrittore, doppiamente papà, che ama essere in movimento e destreggiarsi nella vita familiare quotidiana, come un giocoliere che lancia le palline e di tanto ne fa cadere una. Può trattarsi di una palla, di un'osservazione, o di entrambe.


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