Retroscena

«Pluto» potrebbe essere l'anime dell'anno: ecco quattro motivi

Kevin Hofer
19.10.2023
Traduzione: Alessandra Ruggieri De Micheli

In «Pluto» c'è un po' di «Blade Runner», un po' di «Monster», «Seven» e «The Boys». Un mix perfetto per un manga. Ma questo non è l'unico motivo per il quale l'ultimo anime di Netflix ha il potenziale per avere un gran successo.

1. Il manga originale

Per «Pluto», Urasawa si ispira a una grande, se non la più grande, opera manga: «Astro Boy», pubblicata tra il 1952 e il 1968. Il manga è stato disegnato da Osamu Tezuka, soprannominato il «Dio dei Manga». In Giappone, l'opera era chiamata «Iron Arm Atom» in origine.

Il punto di partenza di «Pluto» è l'arco narrativo de «Il più grande robot del mondo» di «Astro Boy», nel quale un sultano costruisce un robot di nome Pluto. Deve diventare il re di tutti i robot e per farlo, il sultano lo manda a distruggere i sette robot più forti al mondo. Oltre a questa situazione iniziale, Urasawa riprende anche la maggior parte dei personaggi e molte delle ambientazioni dell'originale.

I famigliari di Tezuka hanno avuto certe pretese nei confronti dell'opera. Il figlio di Tezuka ha insistito affinché Urasawa interpretasse la storia con il suo proprio stile. Non si voleva un semplice omaggio o una copia. Urasawa ebbe l'idea di trasformare «Astro Boy» in un giallo. Il protagonista non doveva più essere Atom, ma un ispettore. L'idea è stata accolta con favore.

2. L'opera

In «Pluto», una serie di omicidi tiene sulle spine il mondo intero. Tutti i casi hanno in comune il biglietto da visita dell'autore: le corna sul cranio delle vittime. Le tracce forensi mancanti fanno supporre che si tratti di un robot. Tuttavia, questo dovrebbe essere impossibile perché i robot sono programmati per non nuocere agli esseri umani.

Tre anni prima dell'inizio della storia, si era conclusa la trentanovesima guerra dell'Asia Centrale, nella quale gli Stati Uniti della Tracia avevano invaso la Persia, convinti che quest'ultima possedesse armi di distruzione di massa non autorizzate. Ma non era così.

I fatti storici precedenti a «Pluto» hanno chiari parallelismi con la realtà. «Pluto» è stato creato tra il 2003 e il 2009, un momento in cui il mondo si sentiva minacciato delle armi di distruzione di massa. L'opera prende a modello l'invasione statunitense dell'Iraq. Le presunte armi di distruzione di massa in «Pluto» sono dei robot. Sono loro a prendere decisioni riguardo alla guerra.

Il dolce e raffinato personaggio di «Astro Boy» appare sotto una luce diversa in «Pluto». Nella storia di Tezuka, Atom dovrebbe dare speranza alla gente del dopoguerra come personaggio intoccabile. Urusawa gli conferisce maggiore profondità d'animo e lo rende più vicino al pubblico. Personalmente, mi identifico molto di più con il carattere vulnerabile e imperfetto di Urusawa che con l'impeccabile Atom di Tezuka.

Gli argomenti centrali dell'opera sono l'orrore della guerra, la xenofobia e il razzismo. Inoltre – come in «Monster» – si intavolano questioni esistenziali, come cosa significa essere umano. Le strutture statali e l'abuso di potere sono presentati in modo critico. Ma non voglio raccontarti altro della storia. Perché, come tutte le opere di Urasawa, «Pluto» non è un'opera scontata, ma lascia spazio a varie interpretazioni.

3. Il mangaka

Naoki Urasawa è uno dei più famosi mangaka dei nostri tempi. È stato insignito di vari premi, come il Premio culturale Osamu Tezuka. Urasawa è un maestro della narrazione. Si cimenta in molteplici generi narrativi: se «Monster» si basa sul mondo reale, «Pluto» è ambientato in un universo futuristico. «Asadora», la sua ultima opera, mescola invece la telenovela giapponese con il kaijū e l'ucronia.

Il disegno di Urasawa è caratterizzato da linee chiare e senza fronzoli. Gli sfondi, invece, sono ricchi di dettagli. L'attenzione dei personaggi si concentra sui loro volti e sulle loro espressioni facciali. Non troverai mai dei personaggi eccessivamente sessuali nelle opere di Urasawa. Nonostante gli argomenti in parte mistici e futuristici, le tavole e le storie sono essenziali e realistiche.

4. Lo studio

Avere un mangaka brillante che si basa su un manga leggendario è una buona base ma non una garanzia di successo. C'è un ultimo fattore decisivo per «Pluto»: lo studio cinematografico.

Dal 2011 Murayama ha dimostrato di saper produrre qualcosa di più di un film tranquillo. Dopodiché ha lasciato Madhouse per fondare un altro studio che ha scosso la scena negli anni a venire: Mappa. Lo studio è stato parzialmente responsabile della realizzazione di «Attack on Titan» e «Vinland Saga». Come se non bastasse, Mappa ha prodotto anche gli anime del Trio Oscuro degli Shōnen: «Jujutsu Kaisen», «Hell's Paradise» e «Chainsaw Man».

Nel frattempo, Murayama non è più presidente di Mappa e non perché è andato in pensione. No, nel 2016 ha fondato un altro studio: M2, che è ora responsabile della produzione di «Pluto».

Lo stile di Murayama è chiaramente visibile nel trailer di «Pluto». Eppure, l'anime sembra rimanere fedele anche allo stile manga di Urasawa. Alcune tavole vengono riprese per filo e per segno, come puoi vedere nel video seguente. Anche la storia sembra seguire l'originale.

«Pluto» riesce a combinare diversi generi: dal cyberpunk al poliziesco, dal thriller alla storia di un supereroe. Tuttavia, gli eroi non sono poi così perfetti – incluso «Astro Boy» – che ha ispirato la storia.

Non vedo l'ora di vedere «Pluto». Intanto mi leggo ancora una volta il manga originale, per prepararmi per il lancio del 26 ottobre. Sulla base dei quattro punti citati, sono convinto che questo anime sarà un successo, se non il migliore del 2023.

Immagine di copertina: Netflix

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