Recensione

«Morbius»: una grande delusione

Luca Fontana
31.3.2022
Traduzione: Martina Russo

L’uscita nelle sale di «Morbius» è stata rimandata sei volte. È valsa la pena di attendere il supereroe Marvel così a lungo? La triste risposta è... no.

Una precisazione: la recensione non contiene spoiler. Troverai soltanto informazioni già note dai trailer diffusi.


Dopo il successo dello Spiderman di Tom Holland, grazie alla collaborazione tra Marvel Studios e Sony Pictures, ora Sony cerca di realizzare il proprio universo cinematografico esclusivo. Senza Marvel e senza Spiderman, ma con il cattivo preso dai suoi fumetti. Un guazzabuglio giuridico a livello di licenze, al cui centro troviamo il Venom di Tom Hardy.

Ecco di cosa parla «Morbius»

Il Dott. Michael Morbius (Jared Leto) è il biochimico più geniale del mondo. Talmente geniale che può persino permettersi di rifiutare il premio Nobel. «Non voglio essere premiato per una scoperta che è semplicemente un effetto collaterale del tutto casuale di un esperimento fallito», dichiara. Si riferisce al sangue sintetico in grado di salvare la vita di milioni di persone al mondo, insieme alla sua.

Morbius, infatti, soffre di una rara malattia del sangue che in realtà avrebbe dovuto portarlo alla morte ormai da tempo. Ma – anche se a malapena – è ancora vivo. Con le forze rimaste cerca disperatamente una cura per se stesso e Loxias Crown detto Milo (Matt Smith), suo amico e finanziatore, affetto dalla stessa malattia.

Finalmente sembra che Morbius abbia trovato la cura... nel DNA dei vampiri. Ma l’esperimento che conduce su di sé fallisce miseramente: Morbius, il dottore dal cuore d’oro, si trasforma in un vampiro assetato di sangue.

Quel gran brutto presentimento

Hai presente? In sala si spengono le luci e inizia il film. Non vedi l’ora di vederlo. Ma già dopo cinque minuti hai uno strano presentimento. All’inizio lo percepisci appena, ma poco dopo diventa realtà: non ci siamo proprio.

Non c’è da stupirsi, quindi, se ho fatto fatica a trovare qualcosa di buono nel film. Se guardo un film tipo «The Meg» di Jason Statham riduco al massimo le mie pretese. Mi aspetto solo un film all’altezza dei miei popcorn. Più le battute sono stupide, più assurda è la storia, più piatti sono i personaggi e meglio è. In quel caso non è un problema se in mezzo al film mi alzo per andare a prendere altre patatine in cucina senza mettere la pausa.

Pensavo che se anche la storia fosse stata pessima, questa squadra di grandi attori sarebbe stata sufficiente a salvare il film. E invece mi sbagliavo.

Sorprese? Zero

Quindi cos’è che non ha funzionato? Partiamo innanzitutto dalla storia eccessivamente complessa e poco naturale ideata dall’autore del copione, Burk Sharpless, il cui nome è in effetti perfettamente calzante.

Prendiamo ad esempio la scena in cui Morbius è nel suo laboratorio futuristico e sta conducendo un esperimento su un povero topo albino. È chiaro che Morbius è disperato, com’è evidente che è in uno stato fisico terribile. Quindi appare ovvio che abbia diritto a usare ogni mezzo possibile per arrivare a una cura. Ma ecco di colpo un’emergenza: in una qualche parte del laboratorio c’è una stanza dove il dottore sta curando una ragazzina.

Perché? Ha la sua stessa malattia? Non penso. Ma chi è questa ragazzina? Perché si trova nel laboratorio di Morbius e non in un normale ospedale? Poco importa. È lì perché Morbius possa prendersene cura amorevolmente. E perché spettatrici e spettatori dimentichino subito che poco prima stava conducendo esperimenti sul piccolo e indifeso topo albino. La ragazzina non avrà più alcun ruolo fondamentale nel corso del film. La sua funzione narrativa si esaurisce lì.

Ma la cosa peggiore è che comunque non cambierebbe nulla. Non scherzo. Perché se io sono in grado di anticipare l’intera trama a chilometri di distanza, non è che un paio di personaggi scritti un po’ meglio potrebbero evitare un risultato disastroso. Le due scene nell’epilogo, poi, sono la goccia che fa traboccare il vaso e che mi fanno davvero salire la pressione. Mi vien voglia di accusare Sony di frode. Ma come si fa?

Calma però: non è tutto da buttare

Diversa è invece l’amicizia profonda tra Morbius e Milo. In fondo condividono la stessa malattia del sangue. La stessa sofferenza. Questa è una cosa che io, come spettatore, percepisco molto bene per tutto il film.

Conclusione: un film piuttosto anemico (perdonatemi il gioco di parole!)

No, «Morbius» non è un bel film. E questo è un dato di fatto. Per i miei gusti c’è talmente tanto potenziale sprecato, che sono più irritato che soddisfatto per le poche ma buone scene d’azione. La colpa è del copione, davvero pessimo e con una storia troppo banale e prevedibile, dalla quale i talentuosi attori hanno cercato di trarre il massimo. Quasi sempre inutilmente.

E tu cosa ne dici: sono stato troppo cattivo o il film ha deluso anche te?


«Morbius» è nei cinema dal 31 marzo. Durata: 104 minuti.

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Scrivo di tecnologia come se fosse cinema – e di cinema come se fosse la vita reale. Tra bit e blockbuster, cerco le storie che sanno emozionare, non solo far cliccare. E sì – a volte ascolto le colonne sonore più forte di quanto dovrei.


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