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Retroscena

La solitudine fa ammalare, stare da soli aiuta a prevenirla

Olivia Leimpeters-Leth
27.2.2024
Traduzione: Nerea Buttacavoli

Nel cinema, nell'arte e nella filosofia, la solitudine è considerata una preziosa fonte di ispirazione e di conoscenza. In realtà, però, le persone sole perdono i contatti, con gravi conseguenze per la salute. E come ha scoperto la ricerca, il proprio cervello impedisce persino di socializzare di nuovo.

La tragica fine di McCandless in solitudine è stata in seguito romanticizzata da molti. Il suo autobus diventa un luogo di pellegrinaggio finché degli avventurieri non sono coinvolti in un incidente cercando di raggiungerlo e il relitto viene rimosso.

In realtà, la solitudine ha ben poco di glorioso. Non c'è bisogno di un vecchio autobus nella natura; la solitudine può nascere ovunque: nella vita di tutti i giorni o anche in coppia.

Johannes Gorbach, project manager della «Plattform gegen Einsamkeit» in Austria (piattaforma contro la solitudine), fornisce una panoramica sul mondo della solitudine, sui motivi per cui è così difficile uscirne e su quali possono essere i primi passi da compiere.

Sempre più persone giovani colpite dalla solitudine

Se oggi immagini una persona che si sente sola, non vedi un giovane entusiasta, ma piuttosto una persona anziana in una casa di riposo. Tuttavia, la solitudine non è qualcosa che si verifica solo in età avanzata.

Digitalizzazione e social media: fattori di solitudine?

La misura in cui la digitalizzazione, i social network e gli smartphone svolgono un ruolo è un argomento molto dibattuto in ambito scientifico: «I media digitali hanno cambiato in modo significativo le nostre relazioni sociali negli ultimi due decenni – in tutte le fasce d'età».

Gli scienziati sono giunti a conclusioni diverse su questo sviluppo. Secondo uno studio pubblicato nel 2023, più tempo trascorso sui social network è chiaramente collegato a una maggiore sensazione di solitudine.

Un segnale d'allarme: cosa sta cercando di dirti la solitudine

La scienza come descrive la solitudine? Come stato soggettivo e negativo: «Una mancanza percepita tra i contatti desiderati e quelli disponibili», dice Gorbach. Dal punto di vista evolutivo, si tratta di un segnale di allarme, simile alla fame o allo stress: «La sensazione di fame non è di per sé una cosa negativa. Mi ricorda solo che devo andare in cerca di cibo e mangiare qualcosa».

Come la fame, la solitudine sembra essere un antico programma di evoluzione e un sentimento umano del tutto normale. Ti ricorda di uscire di nuovo e socializzare con altre persone.

«Nessun problema», potresti pensare, hai abbastanza contatti salvati sul tuo smartphone. Ma questo da solo non è decisivo: «Dobbiamo anche percepire la qualità della relazione come soddisfacente». Per questo motivo, anche chi vive in coppia o ha un'ampia cerchia di amici può spesso sentirsi solo. «Queste persone spesso desiderano amicizie ancora più profonde, con cui condividere interessi comuni».

Essere soli può essere un'opportunità, la solitudine occasionale è del tutto normale. «Essere soli è un'esperienza umana. Diventa problematico quando mi sento solo e non ho contatti che soddisfino il mio bisogno di appartenenza o di intimità».

Come la solitudine danneggia la salute

Prima di tutto: la solitudine non è una diagnosi o una malattia, ma può far ammalare. Se dura più a lungo, cioè se diventa cronica, può lasciare segni profondi sulla salute. Letteralmente.

Il risultato è che le persone cronicamente sole hanno un aumento del rischio di morte dell'83 percento, che è superiore alla mortalità dovuta all'obesità o al consumo di tabacco.

Come la solitudine cambia il cervello

Trascorrere del tempo da soli protegge dalla solitudine

«Esci un po' tra la gente» è un consiglio che le persone sole si sentono spesso dare. Questo è utile quanto consigliare a una persona depressa di essere più ottimista. Gorbach definisce questo consiglio «altamente problematico». «Non si possono accusare le persone colpite perché si sentono sole. Il pensiero cambia nel tempo e le abilità sociali regrediscono. Bisogna poi reimparare cose come la capacità di comunicazione ed esercitarsi regolarmente».

Ad essere utili, invece, sono le offerte dirette. In primo luogo, è importante trovare una via d'uscita dall'isolamento sociale e permettere alle persone di socializzare. Se noti che qualcuno del tuo ambiente si ritira sempre più dalla vita sociale, puoi accompagnarlo al centro di quartiere, al bar d'incontro o a una sessione di prova al club sportivo.

Alcuni studi hanno dimostrato che le persone sole sono meno capaci di sincronizzarsi con gli altri, di scambiarsi sguardi o di ricambiare un sorriso. Creare potenziali contatti in forma accompagnata può aiutare a vivere di nuovo piccoli momenti positivi con gli altri e a contrastare la solitudine.

Tuttavia, l'esperto afferma che spetta ancora alle persone colpite agire. Il primo passo è ammettere che manca qualcosa nella vita sociale e chiedersi che tipo di scambio si vuole e dove si possono trovare persone con interessi comuni. Può aiutare anche la consapevolezza che nessuno è immune dalla solitudine. Gorbach sottolinea: «Può colpire chiunque. Non c'è nessuna colpa personale».

Il desiderio di solitudine alla fine divenne la rovina di McCandless. Morì presumibilmente di fame, da solo, a pochi chilometri dalla città più vicina. Nelle ultime pagine del suo diario, giunse alla tardiva consapevolezza: «La felicità è reale solo se condivisa».

Immagine di copertina: shutterstock

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Adoro le frasi enfatiche e il linguaggio allegorico. Le metafore intelligenti sono la mia kryptonite, anche se a volte è meglio arrivare dritti al punto. Tutti miei testi sono curati dai miei gatti. E non è una metafora, perché credo che si possa «umanizzare l'animale domestico». Quando non sto seduta alla scrivania, mi piace fare escursioni, suonare musica attorno al fuoco o attivare il mio corpo stanco praticando sport o andando a una festa. 


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