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iPhone 14 Pro al test: grandi aspettative, realtà ben più sobria

Samuel Buchmann
27.9.2022
Traduzione: Martina Russo

Il nuovo smartphone top di gamma di Apple promette molto. La fotocamera dovrebbe aprire nuovi orizzonti e la Dynamic Island dovrebbe rivoluzionare l’interazione con il telefono. Nella realtà, credo che nessuna delle due cose sia riuscita. Nella recensione dettagliata ti racconto perché penso che l’iPhone 14 Pro sia comunque un buon prodotto.

Sto utilizzando l’iPhone 14 Pro da circa due settimane. Come ogni anno, è il miglior cellulare Apple di sempre: un prodotto di punta completo che secondo me non ha alcun vero difetto. Se sei alla ricerca di un nuovo iPhone e il prezzo per te non è un problema, non lasciartelo sfuggire: non te ne pentirai. Nonostante tutto, però, l’iPhone 14 Pro delude un po’ le mie personali aspettative. E la colpa è tutta di Apple.

Ecco perché le mie aspettative erano alte, molto più alte rispetto agli anni scorsi e forse anche più alte di quanto sarebbe stato lecito. Perché, ad essere sinceri, a me sembrava che già l’iPhone 13 Pro fosse eccellente e ogni anno diventa sempre più difficile produrre smartphone ancora superiori. Non commuoverti per Apple, però, perché chi fa promesse altisonanti deve poi esserne all'altezza. Ed è proprio quello che ho voluto verificare con questo test.

Il design: un peso massimo dall'aspetto gradevole

Il modulo della fotocamera sporge di più rispetto a quello del 13 Pro. Di conseguenza, se non ha la custodia il cellulare oscilla di più quando è poggiato su una superficie con lo schermo rivolto verso l’alto. Per evitare oscillazioni servono custodie più spesse di quella del modello precedente. Ma non voglio insistere su questo aspetto dell’iPhone 14 Pro, perché in realtà c’è un motivo valido per gli obiettivi più grandi.

La fotocamere: non proprio un salto quantico

A livello pratico il nuovo modulo della fotocamera mi ha un po’ deluso. Non che sia un male: la qualità delle immagini è davvero sorprendente. È solo che l’avevano già fatto con l’iPhone 13 Pro. Nel confronto diretto la differenza non è così evidente come mi sarei aspettato, visto i quattro sensori molto più grandi.

La fotocamera principale

Anche in condizioni di scarsa illuminazione la differenza tra il 14 Pro e il 13 Pro è minima e qui, invece, mi aspettavo un salto maggiore. Forse perché ora l’obiettivo della fotocamera principale ha un’apertura massima di f/1,8 anziché f/1,5 come in precedenza. È quindi meno sensibile alla luce, il che annulla in parte il vantaggio ottenuto con il sensore più grande.

La differenza tra le immagini compresse e quelle in formato RAW è evidente: il nuovo sensore offre più di quanto non riesca a fare attualmente la «Photonic Engine» di Apple. In quest’ambito il dispositivo sembra scontrarsi con i limiti del processore. Ho anche notato che alla massima risoluzione serve più di un secondo per salvare un’immagine in DNG dopo averla scattata ottenendo, tra l’altro, file che pesano ben 70 megabyte.

Obiettivo ultragrandangolare, teleobiettivo e fotocamera frontale

Ora la fotocamera anteriore è dotata di autofocus. Te ne accorgi solo quando cerchi di scattare uno di quei selfie a distanza ravvicinata dove esci con un naso alla Asterix. Una cosa positiva che ho notato è che la nuova fotocamera anteriore sembra meno soggetta a flare rispetto a quella dell’iPhone 13 Pro. Le immagini appaiono più chiare e con un maggiore contrasto. Per molte persone questo dovrebbe essere un miglioramento apprezzato.

Video

Lo schermo: display always-(troppo)on

Isola dinamica: si può fare di più

Altre funzioni: iPhone come salvavita

Prestazioni, batteria e altoparlante: tutto ottimo

Conclusione: migliorato dell’otto percento

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Le mie impronte digitali cambiano talmente spesso che il mio MacBook non le riconosce più. Il motivo? Se non sono seduto davanti a uno schermo o in piedi dietro a una telecamera, probabilmente mi trovo appeso a una parete di roccia mantenendomi con i polpastrelli. 


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