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La finestra sul cortile – edizione Covid

Da quando lavoro da casa tutti i giorni, i miei vicini mi sono più vicini che mai. Non abbiamo mai scambiato una parola, ma vivo la loro quotidianità insieme a loro attraverso la finestra.

Frattura alla gamba. Gesso. Sedia a rotelle. Il raggio di movimento è delimitato dalle proprie quattro mura. Non c'è molto da fare, la noia si fa sentire. Osservare i vicini diventa un passatempo divertente. Un atto che inizialmente era innocente, si trasforma sempre di più in un’ossessione.

Questa, più o meno, è la descrizione del film «La finestra sul cortile» di Alfred Hitchcock. Ma potrebbe anche essere uno spezzone della mia vita. Anche se non mi sono rotta una gamba, anch'io, come molti altri, sono confinata a casa mia per la maggior parte del tempo a causa delle misure protettive contro il coronavirus. Negli ultimi mesi ho pulito più di quanto abbia mai fatto in vita mia, riordinato, comprato piante, decorato e ottimizzato i miei spazi. E ho iniziato a osservare i miei vicini. All'inizio inconsapevolmente, ma poi è diventata sempre più un'abitudine.

Sguardi fugaci

Gli appartamenti di fronte al mio sono stati chiaramente progettati ispirandosi alle case di vetro. Come fosse una casa delle bambole, ho la visuale completamente libera sulla vita domestica dei miei vicini, poiché l'intera facciata è di vetro. A inizio anno buttavo un occhio di tanto in tanto, quando ero sul balcone. Anche tutti gli amici che sono venuti a trovarmi si sono resi conto che non è quasi possibile fare altrimenti. È così che ho imparato a conoscere le persone che mi circondano.

La giovane coppia che vive di fronte, per esempio. Prima in due alle prese con il telelavoro, nel frattempo una piccola famiglia munita di schermo e beamer. Al piano di sotto vive una coppia senza figli. Nel mio immaginario, ho deciso di chiamarli affettuosamente Tommi e Silvia. Ad attirare la mia attenzione è stato il loro bizzarro stile d’arredamento, se così si può chiamare: il televisore era a lungo posizionato in modo che dal divano non riuscissero a vedere l’immagine. Nel frattempo questa decisione è stata rivista. In cambio, ammiro il loro talento per le piante di ogni tipo.

L’home fitness (allenamento a casa) è sempre più diffuso nel mio quartiere: non solo dai neogenitori, che probabilmente vogliono smaltire gli ultimi chiletti di troppo post gravidanza, ma anche da Tommi e Silvia. Prima ballavano individualmente davanti allo specchio, poi occasionalmente insieme e ora hanno convertito appositamente il soggiorno per posizionare i tappetini per lo yoga. L'altro giorno hanno lasciato le luci accese quando sono usciti la sera.

Dalla camera da letto, vedo un altro condominio. Quando al mattino mi sveglia Sam Cooke, una giovane famiglia fa colazione insieme seduta al tavolo. Tutte le altre luci di solito sono ancora spente. Solo il Prime Tower risplende già nelle sfumature che cambiano di giorno in giorno. Dalla finestra della cucina vedo altri appartamenti. Da lì ho potuto guardare per mesi un uomo sulla trentina cucinare. Ultimamente sembra sostenere il settore della ristorazione e ordinare sempre d’asporto, perché dietro ai fornelli non l’ho più visto.

Amicizia unilaterale a distanza

Nel frattempo mi sono proprio affezionata ai miei vicini, nonostante non abbia scambiato con loro una singola parola. Mi mancano quando sono in vacanza. Sono confusa quando all’improvviso cambiano la loro routine giornaliera e sono ancora più confusa quando mi capita di incontrarli in giro. Per me queste persone vivono solo nei loro appartamenti. Come fosse un reality show, in cui accendo il TV e gioco a fare la guardona. Dimentico che sono persone reali, con vite e problemi reali. È solo quando le incontro in carne e ossa che me ne rendo conto.

Ho anche instaurato un rapporto amichevole (unilaterale) con la gente per strada – un uomo con i dreadlock che ascolta la dancehall a tutto volume su uno scooter elettrico, o la sua controparte più vecchia che diletta il vicinato ascoltando i classici italiani mentre gira in Vespa. In tutto questo mi piace anche il «contatto» casuale con i pedoni e gli automobilisti. Sento coppie litigare ad alta voce mentre fanno manovre per parcheggiare a S. O conversazioni informali dei dipendenti durante la pausa pranzo. E quando qualche giorno fa ha nevicato tanto, ho assistito in prima persona alla frustrazione di diversi automobilisti che non riuscivano ad uscire dal loro parcheggio.

Tutto questo voyeurismo mi fa passare di mente che una parte dei vicini può vedere anche me, se vuole. Le mie finestre sono più piccole e sporche, ma soprattutto la sera, quando le luci sono accese, si può guardare come mangio, leggo, gioco a Tavola Reale o mi rilasso. In questo momento di consapevolezza mi sento a disagio per circa un secondo, fino a quando torno a fregarmene. È così che funziona il mio rapporto con gli altri. Intimo, ma con le dovute distanze. Un po' inquietante, ma bello comunque.

Ora, ti prego, dimmi che non sono l’unica...

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Ampliare i miei orizzonti: si riassume così la mia vita. Sono curiosa di conoscere e imparare cose nuove. Le nuove esperienze si nascondono ovunque: nei viaggi, nei libri, in cucina, nei film o nel fai da te.

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