Retroscena

«The Mandalorian», stagione 2 – «Capitolo 11: L'erede»

Luca Fontana
13.11.2020
Traduzione: Leandra Amato

Mando e il bambino sono sopravvissuti all'attacco dei ragni di ghiaccio. La loro ricerca degli Jedi li conduce sulla luna di Trask, dove i fan di Clone Wars e Rebels ricevono qualche soddisfazione.

Prima di iniziare: questa è la recensione di un episodio e contiene spoiler. Quindi guarda prima l'episodio «The Mandalorian – Capitolo 11: L'erede» e poi continua a leggere.


Cosa è successo finora? Din Djarin, Mando (Pedro Pascal), deve riportare il bambino – che i fan chiamano affettuosamente Baby Yoda – ai suoi simili, gli Jedi. Mando spera di utilizzare la rete di altri clan mandaloriani per scoprire dove si trovano.

Che stress. Nel capitolo 11 – «L'erede», diretto dalla regista Bryce Dallas Howard, la situazione non è da meno: Mando viene tradito, poi salvato, poi ingaggiato, poi tradito in qualche modo, e infine riceve di nuovo una segnalazione. Però ha del potenziale.

Questi sono i momenti migliori e gli Easter egg dell'episodio.

Trask: una festa per gli occhi in perfetto stile «Star Wars»

Questo è ciò che amo di «Star Wars». Il concetto di «futuro consumato», che definisce l'universo «Star Wars» come nessun altro elemento di stile. Ed era una cosa senza precedenti a quei tempi. Perché soprattutto nei film di fantascienza e nelle serie degli anni Settanta, il futuro è spesso bianco, lucido e perfetto. Futuristico, appunto. «Star Wars» di George Lucas non è così. Il suo universo è sporco, arrugginito e rotto. In altre parole: consumato.

George Lucas si ispira alle prime missioni Apollo della NASA. I lanciatori, comprese le capsule con equipaggio, potrebbero sembrare nuovi e inutilizzati prima del decollo. Ma al loro rientro erano sempre sporchi e ammaccati. Dentro c'era spazzatura, immondizia e lattine vuote ovunque. Lucas riprende questi aspetti. La sua epopea fantascientifica «Star Wars» doveva essere infatti realistica e tangibile.

Questo dimostra che «Star Wars» rimane fedele a se stesso anche in formato serie. Lo scenario marittimo è nuovo, ma con la sua decadenza e i suoi abitanti alieni si adatta bene al resto dell'universo. Anche in questo episodio «The Mandalorian» continua a lavorare sulla propria mitologia.

Entrata in scena dell'ereditiera

Mando atterra su Trask. Una misteriosa donna incappucciata lo guarda dall'ombra. Abbiamo visto quell'inquadratura una dozzina di volte nei trailer. La misteriosa donna incappucciata è interpretata da Sasha Banks. Ricordi cosa ho detto nell'ultima recensione? Sabine Wren. Beh. Mi sbagliavo.

Banks interpreta uno dei tre mandaloriani. Si presentano per salvare Din Djarin, che è stato ingannato sul peschereccio. La delusione di non avere a che fare con Sabine cede rapidamente il passo alla gioia. Infatti, il leader dei tre mandaloriani – non Banks – proprio come Sabine, è una vecchia conoscenza delle serie di animazione «The Clone Wars» e «Rebels».

Si tratta di Bo-Katan Kryze.

Bo-Katan è interpretata dall'attrice di «Battlestar Galactica» Katee Sackhoff. Ha già prestato la sua voce a Bo-Katan nella serie di animazione. Un dettaglio simpatico. In generale: Bo-Katan ha un passato movimentato in «Star Wars». Anche come erede al trono.

Una maledizione è stata lanciata su Mandalore da allora, racconta Din Djarin in questo episodio, e chiunque torni a Mandalore muore. Bo-Katan non è d'accordo. Non dovrebbe credere a tutto quello che raccontano. Ma non dice altro.

E la Darksaber?

Ad ogni modo, la Purga è responsabile dei pochi mandaloriani rimasti, che ora vivono nascosti nell'ombra, forgiando la loro armatura dai resti dell'acciaio Beskar e seguendo le antiche vie di Mand'alor.

Quindi, ora sai perché la Darksaber, che attualmente è in possesso dell'imperiale Moff Gideon, è così dannatamente importante. Deve essere entrata in suo possesso durante la purga. Questo è tutto ciò che sappiamo.

Non c'è da stupirsi che Bo-Katan sia così ansiosa di scoprire dove si trova la Darksaber e di riprendersela. Questo potrebbe unire i clan sparsi dei mandaloriani e condurli alla vecchia forza. Quello che non è del tutto chiaro è: Din Djarin è uno dei buoni? Bo-Katan lo descrive come «un figlio della Ronda», fanatici religiosi che vogliono ristabilire le vecchie abitudini – per esempio non togliersi mai l'elmo.

Sta parlando della Ronda della Morte? Din Djarin appartiene consapevolmente alla Ronda della Morte oppure non sa nulla?

Il suggerimento che mi fa impazzire

Infine, Bo-Katan ottiene le informazioni che cercava dall'ufficiale imperiale della nave da carico: la Darksaber è effettivamente in possesso di Moff Gideon. Quindi conosce il suo prossimo obiettivo.

Anche Din Djarin. Mando rifiuta l'offerta di Bo-Katan di accompagnarla nella ricerca della Darksaber. La sua via è diversa, e cioè portare il bambino agli Jedi. Bo-Katan sa dove si trova uno Jedi – già noto ai fan di «Clone Wars» e «Rebels». Mando deve recarsi a Calodan, sul pianeta foresta Corvus.

«Lì troverai Ahsoka Tano», dice Bo-Katan.

Ho guardato la scena circa 20 volte prima di poter scrivere queste righe. The hype is real.

Conclusione: ne voglio ancora

Sì, «Capitolo 11: L'erede» mi ha reso davvero felice. In primo luogo, una novità per l'universo di «Star Wars», il villaggio di pescatori e l'atmosfera marinaresca. Il concetto di «futuro consumato» viene celebrato ancora una volta al meglio.

Poi Bo-Katan, l'impavida leader, perfettamente interpretata da Katee Sackhoff. Lei e i suoi due amici mandaloriani mettono in scena un vero e proprio spettacolo pirotecnico ricco di azione. La regista Bryce Dallas Howard, che ha realizzato un episodio piuttosto debole nella prima stagione («Capitolo 4: Il rifugio»), riesce a creare uno degli episodi migliori di tutta la serie, mettendo in scena l'azione mandaloriana diretta, potente e adeguatamente brutale.

Ti è piaciuto l'episodio? Ho tralasciato altri Easter egg? Fammelo sapere nei commenti. Venerdì prossimo continueremo con il «Capitolo 12». Personalmente non vedo l'ora di vedere Ahsoka Tano.

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Scrivo di tecnologia come se fosse cinema – e di cinema come se fosse la vita reale. Tra bit e blockbuster, cerco le storie che sanno emozionare, non solo far cliccare. E sì – a volte ascolto le colonne sonore più forte di quanto dovrei.


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