Retroscena

Studi di genere: mascolinità in crisi

Spektrum der Wissenschaft
27.10.2021
Traduzione: Alessandra Ruggieri De Micheli

Molti uomini soffrono a causa dei ruoli imposti tradizionalmente. Per contrastare questo peso, devono fare i conti con la propria identità.

Molti eroi di allora sembrano essere caduti fuori dal tempo. Sean Connery, per esempio, ha incarnato l'agente segreto britannico James Bond dal 1962 al 1971. Le sceneggiature dell'epoca erano piene di cliché misogini: «Lascia parlare gli uomini», raccomanda 007 alla sua partner in uno dei film, e dopo che lei gli massaggia le spalle, lui le dà una pacca sul sedere.

Per Dörr, la trasformazione dell'agente doppio zero dimostra come l’ideale maschile si sia sviluppato negli ultimi decenni. Oggi come oggi il sessismo spudorato non viene più tollerato, eppure l'ideale maschile del «tipo duro, incapace di comunicare» esiste ancora e causa problemi, non solo nei confronti delle donne, ma anche agli uomini stessi.

Sin dagli anni Ottanta, diversi psicologi hanno iniziato a studiare il modo in cui i ruoli di genere maschile possano influenzare la salute mentale. Fino ad allora, la mascolinità era considerata principalmente una qualità naturale. Le presunte deviazioni, quindi, spesso venivano patologizzate; l'omosessualità, ad esempio, fino al 1973 veniva considerata una malattia nel Manuale americano dei disturbi psichiatrici (DSM).

Coraggioso, potente, maschio?

Le norme di genere sono al centro della «nuova psicologia dell’uomo». Si tratta di regole non scritte su come gli uomini o le donne debbano comportarsi in una società a causa del loro genere. «Le persone basano il proprio comportamento su norme sociali», afferma lo psicologo Matt Englar-Carlson, professore alla California State University di Fullerton.

Agli intervistati è stato chiesto di indicare quanto fossero personalmente d'accordo o in disaccordo con affermazioni del tipo «Non parlo mai dei miei sentimenti» o «Le donne devono obbedire ai miei ordini». In tal modo è stato misurato quanto la persona fosse orientata verso modelli di ruolo tradizionali (vedi «Quando un uomo è un uomo?»).

«Non è mai troppo tardi per affrontare la propria mascolinità» (Matt Englar-Carlson, California State University)

Le ricerche di Wong e dei suoi colleghi rilevano in primo luogo correlazioni puramente statistiche che non lasciano dedurre quale sia la causa e quale l’effetto. Bisognerebbe condurre degli studi longitudinali per scoprire se, a lungo termine, siano le norme rigide di mascolinità a danneggiare la salute mentale o se, al contrario, siano i problemi mentali a contribuire l’assunzione di ruoli rigidi.

Essere in grado di risolvere i problemi per conto proprio, sembra effettivamente essere un desiderio di tutti. Tuttavia, secondo i ricercatori, alcuni uomini insisterebbero con una tale perseveranza da equiparare l'aiuto altrui alla sconfitta personale. L'umiliazione provata soggettivamente potrebbe incrementare le tendenze depressive.

Essere forti a qualsiasi prezzo

In uno studio pubblicato nel 2020, Katelyn Sileo dell'Università del Texas di Austin e Trace Kershaw dell'Università di Yale hanno seguito 119 giovani uomini per sei mesi. I soggetti che consideravano particolarmente importante essere forti erano meno disposti a chiedere aiuto in caso di problemi.

La sociologa australiana Raewyn Connell ha coniato questa problematica con il termine «mascolinità egemonica». Secondo la sua teoria, una norma cruciale è la svalutazione dei ruoli di genere alternativi (vedi «Quando un uomo è un uomo?»), che consolida la supremazia dell'uomo anche senza esercitare violenza apertamente.

Englar-Carlson chiede che gli uomini si confrontino con la propria immagine di ruolo: «Solo in questo modo si potranno sviluppare nuove norme di mascolinità», afferma lo psicologo. I seminari che trattano esplicitamente il tema della mascolinità offrono una possibilità.

«Se vuoi apparire forte devi soffocare le tue emozioni. Ma tra i benefici sociali che ne derivano, vi è un rovescio della medaglia» (Matt Englar-Carlson, California State University)

Moritz, che durante il workshop rievocava gli eroi del cinema della sua giovinezza, ora riflette sulle norme di mascolinità con cui è cresciuto. Ad esempio, con la sua squadra di calcio, a scuola o al pub con gli amici durante il fine settimana. Spesso i giovani fanno a gara per vedere chi riesce a bere di più o chi ha sempre la battuta pronta: «Tutto questo mi ha fatto pensare», spiega il trentenne.

Riconsiderare la mascolinità

Nel primo blocco, il relatore informa i partecipanti sui principi di salute e dei ruoli di genere, come le differenze tra genere biologico e sociale, le dinamiche di potere nelle relazioni e la violenza sessuale. Questa parte si completa con varie attività di gruppo. Per esempio, ai partecipanti viene chiesto di pensare a quali problemi di salute sono legati a comportamenti tipicamente maschili.

«Gli uomini non chiedono aiuto per paura di essere visti come deboli» (Matt Englar-Carlson, California State University)

Matt Englar-Carlson risponde: «Non è mai troppo tardi per affrontare la propria mascolinità. Gli uomini devono iniziare a parlare delle proprie esperienze con le norme di mascolinità». Una buona opportunità potrebbe essere il nuovo film di «James Bond», uscito alla fine di settembre del 2021. È l'ultimo con Daniel Craig come agente segreto britannico e nel film viene nominato il suo successore: Lashana Lynch – la prima donna 007.

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Articolo originale in tedesco su Spektrum.de

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