Studi Ironwood
Recensione

Ho testato «Pacific Drive»: amore, sudore e nastro adesivo

Philipp Rüegg
20.2.2024
Traduzione: Martina Russo

Il protagonista di «Pacific Drive» è l’automobile. Con la mia fidata station wagon esploro una misteriosa zona interdetta e ogni chilometro che percorro, ogni pericolo che scampo me ne innamoro sempre più.

Si parte sempre dal garage

La Zona è un’area interdetta, in un qualche punto degli Stati Uniti. Si dice che qui accadano cose strane. Di che cosa si tratti, la gente non l’ha mai saputo con esattezza. Il governo ha recintato un’area molto estesa. Le voci che al mio arrivo mi salutano via radio ovviamente lo sanno bene. Mi guidano fino a un’officina abbandonata, dove la prima cosa che faccio è rimettere in sesto la mia auto malridotta. Ed è qui che inizia il gioco vero e proprio.

Quasi un simulatore

La Zona è divisa in tre parti e più mi avvicino al centro, più le condizioni e le anomalie peggiorano. Soprattutto all’inizio, io e la mia auto siamo estremamente soggetti a ogni tipo di confronto.

Pimp my car

Raramente ho trovato un gioco dove gli upgrade danno così tanta soddisfazione. È l’esatto contrario dei miglioramenti incrementali della probabilità di successo di «Suicide Squad: Kill the Justice League», che miglioravano la situazione solo di qualche punto percentuale. Qui ogni singolo upgrade è utilissimo e mi interessa sbloccarli tutti. Anche perché lavorare sulla macchina è davvero molto divertente.

Il principio del gioco può sembrare ripetitivo. Ma è proprio questo ciclo continuo che mi motiva ogni singola volta. Anche perché ogni singolo viaggio è emozionante. Infatti, ho sempre il timore di chiedere troppo alla mia buona stella.

Questa tensione costante è data dall’atmosfera straordinaria del gioco. La Zona è piena di edifici e macchine misteriose. E ci sono «turisti» ovunque. Queste anomalie sembrano persone ibernate, macabri testimoni del momento della catastrofe. Se mi avvicino troppo, esplodono.

Anche il livello di difficoltà è perfetto. La Zona è minacciosa, ma il gioco non è mai ingiusto. Se fallisco, miracolosamente in garage c’è sempre una nuova auto incidentata da rottamare o un cassonetto magico che sputa fuori qualche pezzo di ricambio.

L’unica critica che mi sento di fare è che le stazioni radio hanno bisogno di una selezione di musica più ampia. La colonna sonora è il sottofondo perfetto per viaggiare in macchina in solitaria. Ma dopo più di 20 ore ci sono certe canzoni che proprio non reggo più.

Per il resto, "Pacific Drive" è un viaggio indimenticabile che non dovresti perdere.

«Pacific Drive» è disponibile dal 22 Febbraio per PC e PS5. Ho testato la versione per PC che mi è stata fornita da Kepler Interactive.

Immagine di copertina: Studi Ironwood

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Da bambino non mi era permesso avere console. Solo con il PC di famiglia, un 486, mi si è aperto il magico mondo dei videogiochi. Oggi di conseguenza compenso in modo esagerato. Solo la mancanza di tempo e denaro mi impedisce di provare ogni gioco esistente e di riempire la mia libreria con rare console retrò. 


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