Retroscena

«Dune: Awakening»: coinvolgente e impegnativo

Philipp Rüegg
12.6.2025
Traduzione: Martina Russo

«Dune: Awakening» trasforma il leggendario pianeta desertico in un covo di cercatori di Spezia e architetti amatoriali. Il gioco è migliorabile, ma già così com'è crea dipendenza proprio come la preziosa materia prima.

Io vengo inviato sul pianeta come prigioniero per indagare sulla scomparsa del popolo del deserto. «Tutto dipende da questo», mi confida il misterioso ordine femminile Bene Gesserit prima della mia partenza. Se la questione è così importante, perché vi affidate a un criminale come me? La storia ha un inizio piuttosto banale e finora è rimasta del tutto accessoria.

E comunque anche il resto delle cose si rompe continuamente. Ad esempio, il mio equipaggiamento. Che posso riparare, ma solo in un'apposita stazione di riparazione, con il giusto schema di costruzione e le risorse necessarie. E come se non bastasse, non riesco a riparare le cose completamente. La loro durata complessiva si riduce costantemente. Arrakis è un posto infernale.

Gli agglomerati urbani di Dune

Quando non sto esplorando il deserto con la sandbike o il sandbuggy che mi sono costruito da solo o, più avanti, con l'ornitottero, mi occupo della mia base. Grazie a una selezione sempre più ampia di moduli, posso costruirmi una nuova casa in pochissimo tempo.

Dentro ci vanno i generatori, un estrattore di sangue, la macchina per il riciclaggio e il fabbricatore. Quest'ultimo è particolarmente importante, perché è con quello che fabbrico il mio equipaggiamento. È una gran bella cosa il fatto che le macchine prelevino automaticamente le risorse necessarie dalle casse. Non c'è nulla che detesti di più che gestire le casse.

Poco a poco, gli elementi del tetto, delle pareti e delle finestre diventano sempre più vari. Ma la maggior parte degli edifici assomiglia comunque sempre alle costruzioni prefabbricate dell'Unione Sovietica. Sia i miei, che quelli degli altri giocatori. Gli agglomerati urbani di Arrakis sembrano essere un campo giochi di studenti di architettura che non ce l'hanno fatta a laurearsi.

Per quelli che sono gli standard degli MMO, i miei incontri con altri esploratori del deserto sono piuttosto rari. In compenso, le loro abitazioni sono visibili ovunque. Tuttavia, il mio timore che il mondo intero venga deturpato da costruzioni in stile postmoderno non si è ancora concretizzato.

In «Dune Awakeing», il design dei livelli prosegue anche nella direzione opposta. Quando esploro il relitto di un'astronave precipitata in un'enorme fenditura rocciosa, grazie al modulo di levitazione sprofondo sempre più all'interno del pianeta. Per risalire mi occorre circa mezz'ora, perché il labirinto di cunicoli è molto intricato.

Funcom ha saputo rappresentare in modo eccellente il pericolo rappresentato dal deserto. L'attraversamento di ampie superfici aperte è estenuante. Anche la stessa sabbia nasconde dei pericoli. Se sento improvvisamente un battito minaccioso, significa che sto passando su un tamburo di sabbia, dove rischio di sprofondare insieme al mio veicolo. Quando l'enorme bocca di uno Shai-Hulud spunta dal terreno, un piccolo fiore cresce subito nel punto in cui mi trovavo.

Nei PvP avere una squadra è un vantaggio. Nel resto del gioco finora me la sono cavata bene da solo. Solo nella costruzione della base avrebbe fatto comodo dividersi i compiti con qualcun altro.

Combattimenti e missioni con poca varietà

I banditi che si accampano un po' ovunque sono sempre pronti al combattimento. Finora queste attività sono la parte meno emozionante del gioco. Sembra che ci sia un solo tipo di avversario: gli esseri umani. Se ti attaccano con la spada, c'è sempre la stessa sequenza di movimenti: se blocchi, contrattacchi e sfondi il loro scudo energetico al momento giusto, sei sicuro di vincere.

Ai nemici dotati di armi da fuoco consiglio di sparare alla testa utilizzando il normale arsenale composto da pistola, fucile a pompa, fucile di precisione, ecc. Esistono diverse classi di personaggi e io ho scelto il tecnico «Mentat», che è in grado di installare torrette e lanciare nuvole velenose. Finora questa scelta non ha portato a grandi cambiamenti, ma spero in un miglioramento significativo in futuro.

La mancanza di una visione d'insieme mi ricorda «Age of Conan». Nell'inventario degli MMO del 2008 riuscivo a malapena a distinguere un pugnale da un pezzo di legno. Quando è entrato online un mio amico che era chiaramente più avanti nel gioco, l'ho bombardato per un'ora con domande su cose che non mi erano chiare.

Aiuta anche il fatto che «Dune Awakening» sia graficamente molto accattivante e accompagnato da una colonna sonora eccezionale. Certo, non è all'altezza dell'opulenza di Hans Zimmer, che ha composto la colonna sonora dei due film. Ma i momenti di crescendo dell'audio del gioco contribuiscono a creare un'atmosfera coinvolgente. Il che compensa un po' quella certa monotonia dei combattimenti e delle missioni.

Se Funcom continuerà a perfezionare l'accessibilità e a semplificare l'utilizzo degli strumenti, prevedo un futuro promettente per questo pianeta polveroso.

«Dune Awakening» è ora disponibile per PC e mi è stato fornito da Funcom. Seguiranno le versioni per PS5 e Xbox Series X/S.

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Da bambino non mi era permesso avere console. Solo con il PC di famiglia, un 486, mi si è aperto il magico mondo dei videogiochi. Oggi di conseguenza compenso in modo esagerato. Solo la mancanza di tempo e denaro mi impedisce di provare ogni gioco esistente e di riempire la mia libreria con rare console retrò. 


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