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Trauma transgenerazionale: i sentimenti ereditati

Anna Sandner
16.9.2023
Traduzione: Nerea Buttacavoli

Nel suo libro «Emotionales Erbe» («Eredità emotiva»), la psicoanalista Galit Atlas descrive, attraverso casi toccanti ed emozionanti, come i traumi delle generazioni precedenti si trasmettono a quelle successive e come possono essere risolti.

Da giovane padre, Jon subisce improvvisamente un esaurimento nervoso che non riesce a spiegare. Ha pensieri suicidi, che attribuisce alla morte prematura della sorella. Nel corso della terapia, viene fatta luce sul suo passato e Jon riesce a riconoscere la vera ragione dei suoi dubbi.

Sono le storie che non vengono mai raccontate a creare in noi una sensazione di «incompiutezza». Vi invito a partire con me per rompere il silenzio, per rintracciare ed esplorare i fantasmi che limitano la nostra libertà.
Galit Atlas in «Emotionales Erbe»

Con queste parole, la psicoanalista newyorkese Galit Atlas chiude la prefazione del suo nuovo libro «Emotionales Erbe» e si lancia in una raccolta di case history che affrontano le tracce emotive di eventi traumatici delle generazioni passate.

Emotionales Erbe (Tedesco, Galit Atlas, 2023)
Saggistica
CHF24.90

Emotionales Erbe

Tedesco, Galit Atlas, 2023

Trauma transgenerazionale: il patrimonio emotivo

Galit Atlas descrive le storie di persone che lei stessa ha curato come psicoanalista e non rinuncia a parlare del proprio patrimonio emotivo. Attraverso undici casi, Atlas illumina come la ricerca delle cause dei problemi di salute mentale sia spesso nascosta nel passato.

Il termine tecnico è trauma transgenerazionale. Le esperienze traumatiche, in altre parole, si trasmettono attraverso le generazioni e possono ancora avere effetti psicologici su figli e nipoti. Basandosi sulle storie personali che la psicoanalista racconta nel suo libro, mostra come nel corso della terapia, che spesso dura anni, la luce entri gradualmente nell'oscurità delle storie familiari e quindi spesso anche nel mondo emotivo dei suoi clienti.

Alla ricerca delle cause passate dei sentimenti attuali

Così descrive anche la storia di Jon, che dopo la nascita della figlia a 35 anni ha avuto un esaurimento nervoso di cui non ha saputo spiegare la causa. Ha un desiderio di morte, ma non sa da dove viene. Decide di sottoporsi a una terapia e, insieme alla psicanalista, esplora ciò che può aver portato al suo crollo mentale.

Quando Jon aveva solo pochi mesi, la sua sorella maggiore morì in un incidente. La madre era distrutta e non poteva occuparsi del bambino e delle cure di cui aveva bisogno. Un giorno Jon viene a sapere dal fratello che era un bambino non desiderato e che la madre voleva abortire. Jon racconta nel libro: «I miei genitori non volevano un quinto figlio. Quattro erano sufficienti per loro. Alla fine gliene sono rimasti solo quattro. Ma non i quattro che volevano».

Qui Atlas traccia una linea di confine con le teorie psicoanalitiche sottostanti, nel caso di Jon con le difficoltà che attraversano la vita di molti bambini non voluti. L'autrice cita lo psicoanalista Sándro Ferenczi, che già nel 1929 pubblicò un saggio intitolato «Das unwillkommene Kind und sein Todestrieb» («Il bambino indesiderato e il suo istinto di morte»), in cui descrive che «spesso esiste un legame diretto tra il fatto che qualcuno sia stato indesiderato da bambino e il suo successivo desiderio inconscio di morire».

L'aspetto interessante è che, anche se le persone colpite non sono consapevoli delle cause, i sintomi psicologici degli eventi precedenti si manifestano. Jon non sapeva di essere un bambino non desiderato al momento del suo crollo. Ma si porta dietro pensieri suicidi da tutta la vita. La consapevolezza delle cause gli dà finalmente l'opportunità di fare pace con esse.

La capacità di accettare ciò che non può essere cambiato o risolto ci permette di iniziare a elaborare il lutto.
Galit Atlas in «Emotionales Erbe»

Come i traumi di guerra dei nonni hanno un impatto ancora oggi

La storia di Jon si trova nella seconda parte del libro, che tratta delle tracce dei genitori nella loro storia. Nella prima parte, Atlas esplora l'influenza delle storie di vita dei nonni. Spesso si tratta di traumi di guerra che ancora influenzano il mondo emotivo dei discendenti a distanza di generazioni.

Circa la storia di Rachel, il cui nonno era un sopravvissuto all'Olocausto. Suo nonno non aveva mai parlato degli orrori vissuti ad Auschwitz. Ma già da bambina Rachel ha lottato con paure inspiegabili. Ha un sogno ricorrente nella sua infanzia in cui cerca di nascondere un bebè in preda al panico. Quando diventa madre, il sogno ritorna. Infine, viene a sapere che suo nonno è stato portato ad Auschwitz con la moglie e il loro bebè. La moglie e il bebè sono stati uccisi. Anche se Rachel non conosceva questa storia prima, ha rivissuto la paura per il bebè nei suoi sogni.

Infine, la terza e ultima parte del libro riguarda noi stessi e come rompere il circolo vizioso dei sentimenti ereditati. Atlas tratta di esperienze infantili traumatiche che perseguitano le persone per tutta la vita, anche se consapevolmente o inconsapevolmente cercano di reprimerle. Esplorare le cause dei sentimenti negativi alla fine aiuta a elaborare l'esperienza e l'influenza sul presente diminuisce.

Si apre una porta

Anche se il passato non può più essere cambiato, il confronto con quegli eventi passati, su cui si basa almeno in parte lo stato mentale attuale, porta sollievo. Secondo Atlas, la nostra vita inizia a cambiare in meglio quando riusciamo a identificare il nostro patrimonio emotivo e le connessioni iniziano ad avere un senso.

Lentamente si apre una porta, un passaggio tra la nostra vita presente e il trauma passato. Sulla via della guarigione, il dolore si attenua e si intravede un nuovo percorso: quello dell'amore.
Galit Atlas in «Emotionales Erbe»
Immagine di copertina: Anna Sandner

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Redattrice scientifica e biologa. Amo gli animali e sono affascinata dalle piante, dalle loro capacità e da tutto ciò che si può fare con loro. Ecco perché il mio posto preferito è sempre all'aperto, in mezzo alla natura, preferibilmente nel mio giardino selvaggio. 


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