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Montblanc Summit 2: non è tutto oro quel che luccica

Dominik Bärlocher
30.4.2019
Traduzione: Alessandra Ruggieri De Micheli
Co-autore: Stephanie Tresch

I designer di Montblanc hanno progettato uno smartwatch di lusso: il Summit 2. Lo abbiamo testato per un mese. Il risultato? Non è tutto oro quel che luccica.

Tanto che la produttrice video Stephanie Tresch se lo mette al polso non appena viene posato sulla scrivania del team editoriale, in quella confezione così elegantemente nera, dal fascino irresistibile. Ed è così che ha inizio la sua odissea segnata da momenti di frustrazione e contusioni ai polsi.

Le macchie blu di un hardware di lusso

Stephanie non è molto alta. Di conseguenza, i suoi polsi sono piuttosto fini. Tuttavia, le piace indossare orologi grandi.

«Detesto gli orologi piccoli. Già che ne indosso uno, voglio essere in grado di leggere che ore sono», dice, mentre si sistema l’oggetto dei desideri al polso. Sembra calzarle a pennello. «Altrimenti perché diamine dovrei indossare un oggetto di questo tipo al polso?»

Nel frattempo Stephanie torna a lavorare. Ma cinque minuti dopo arriva con il suo verdetto: è tutt’altro che comodo! Qualche giorno dopo ha persino dei lividi al polso: «Sembrerà strano, ma indossando questo orologio sono riuscita a farmi male.»

A tal punto che le si sono formati dei lividi al polso, dove la pelle ha un contatto diretto con la corona dell’orologio. Ma la nostra produttrice video è una dura e non molla, perché un test deve essere portato a termine.

Né carne né pesce

Ma il problema principale di WearOS è proprio questo: si tratta di una soluzione universale per tutti i tipi di wearables e non solo per smartwatch. Le varie funzioni, le API e tutto il resto devono saper convivere tra loro senza entrare in conflitto con altre soluzioni o bloccare le funzioni di altri prodotti. Stephanie riassume il problema del Summit 2 con questi termini: «non è carne né pesce.»

Per quanto riguarda l'app (Android e Apple iOS) Stephanie è categorica: «non ho mai visto un’app così complicata e inutile.»

La batteria è la stessa del 2015

E poi c’è una funzione in particolare che Stephanie trova geniale: «la funzione Trova il mio telefono», afferma. Basta premere qualche pulsante sull'orologio e il cellulare dall’altra parte dell'ufficio inizia a squillare.

«Fantastica!... Questa funzione mi mancherà quando avrò concluso il test!»

È un orologio per chi, oltre a voler leggere e-mail aziendali e messaggi WhatsApp, vuole pagare il pranzo con il suo orologio di lusso. È una questione sia di status che di comodità, che non ha nulla a che fare con performance o analisi di dati. È uno smartwatch di lusso bello da vedere ma che si fa pagare. E la nostra piccola produttrice video con ambizioni sportive fa parte del gruppo target sbagliato.

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Giornalista. Autore. Hacker. Sono un contastorie e mi piace scovare segreti, tabù, limiti e documentare il mondo, scrivendo nero su bianco. Non perché sappia farlo, ma perché non so fare altro.


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