Test del prodotto

sun-a-wear alla prova: alla mia pelle non piace ciò che riporta il sensore

Martin Jungfer
22.5.2023
Traduzione: Rebecca Vassella

Con un po' di tecnologia e un'app intelligente, cerco di evitare le scottature. Durante il test del gadget sun-a-wear di una start-up svizzera, ho riscontrato alcuni punti deboli. Tuttavia, lo consiglio vivamente per le giornate di sole.

Queste radiazioni UV sono un bel dilemma. La nostra pelle necessita del sole affinché l'organismo possa produrre la vitale vitamina D. Ma anche troppo sole non va bene. Se le nostre cellule ricevono troppe radiazioni UV, il loro meccanismo di riparazione fallisce prima o poi, dando luogo a mutazioni e persino al cancro.

Noi esseri umani tendiamo a ignorare gli avvertimenti, soprattutto quelli che ci costringono a fare qualcosa che non vogliamo fare. È una sensazione troppo bella sentire i raggi caldi sulla propria pelle, ma è troppo fastidioso mettersi la protezione solare o cercare l'ombra.

È qui che entra in gioco la start-up svizzera sun-a-wear. Un piccolo sensore e un'app intelligente dovrebbero aiutarti a valutare meglio i benefici e i pericoli del sole e a proteggerti al meglio. A tal fine, il sensore raccoglie l'esposizione ai raggi UV nel corso della giornata, dalla quale ricava suggerimenti su come proteggerti e su quando sei a rischio di scottature. Ho testato a fondo questa loro invenzione.

Il sensore

Il case di plastica del sensore è largo quanto una batteria AAA e più corto e sottile di un centimetro: 37 millimetri di lunghezza, 17 di larghezza e 10 di altezza. Con un peso di quattro grammi, il sensore è estremamente leggero.

All'interno del case si trova un supercondensatore per immagazzinare l'elettricità. Ti risparmio i dettagli chimici sul funzionamento di questa tecnologia di accumulo di elettricità. È comunque importante da sapere che non si tratta di una batteria convenzionale da ricaricare. Il supercondensatore di sun-a-wear ricava la sua energia dal sole. Non serve molto, perché per la trasmissione del segnale allo smartphone viene utilizzato il Bluetooth Low Energy.

Se il tuo smartphone con l'app si trova temporaneamente fuori dalla portata radio del sensore, quest'ultimo può salvare i dati raccolti e inviarli all'app quando la connessione è ristabilita. Un utilizzo tipico: sei al lago o in spiaggia e fai il bagno con il sensore – sì, è impermeabile. Il tuo telefono, invece, rimane sulla riva o sulla spiaggia. Quando esci dall'acqua, il sensore e l'app si riconnettono.

Un microprocessore decide in base alla situazione quando il piccolo supercondensatore riceve e immagazzina l'elettricità tramite la cella solare incorporata e quando la rilascia per la connessione Bluetooth o per misurare la luce UV. I produttori di sun-o-wear lo hanno scritto qui in modo molto chiaro e dettagliato.

Tuttavia, il puro valore del materiale non giustifica certo il prezzo del sensore, come quasi sempre accade per tutti i prodotti in generale. Quando si acquista un sensore sun-a-wear, non si ottiene solo l'hardware ma anche il software che elabora in modo intelligente i dati del sensore.

L'app

A prima vista, vengo sopraffatto da tutte le informazioni che l'applicazione mi offre. Oltre alle impostazioni, sono presenti cinque diverse schermate.

La seconda schermata si chiama «Live» e fornisce una previsione UV sotto forma di grafico a linee. Inoltre, viene nuovamente indicato se devo proteggermi maggiormente dal sole e in che modo, cioè con occhiali da sole, una maglia, un cappello, l'ombra o la crema solare.

Conclusione

Non ho ancora trovato il posto dove indossare il sensore. Se con il bel tempo indosso magliette, è più probabile che lo infili nel colletto. Oppure posso anche utilizzare il bracciale, anche se è elegante quanto un collare antizecche per cani.

Eppure sono proprio i primi giorni d'estate quelli in cui il sun-a-wear potrebbe sostenermi perfettamente: la pelle non è ancora abituata al sole, un vento leggero può facilmente far dimenticare il potere del sole. Risultato: scottatura.

Il prodotto sun-a-wear ha tre problemi per me:

  • l'applicazione poco chiara,
  • il bracciale e la clip dall'aspetto scadente e
  • il fatto che il sensore ha bisogno di uno smartphone nelle vicinanze per fornire dati in tempo reale abbastanza precisi.

Per circa 80 franchi / euro, si ottengono un sacco di informazioni e algoritmi intelligenti che sicuramente incoraggeranno a indossare occhiali da sole, cappello e a mettere la protezione solare più spesso quest'estate. Acquisterei il sensore anche solo per vederlo sorridere sotto forma di fumetto.

Hai domande sul sensore sun-a-wear? Non esitare a scrivere un commento al quale sarò felice di rispondere.

Immagine di copertina: Martin Jungfer

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Giornalista dal 1997 con sedi in Franconia, sul lago di Costanza, a Obvaldo e Nidvaldo e a Zurigo. Padre di famiglia dal 2014. Esperto in organizzazione editoriale e motivazione. Focus tematico sulla sostenibilità, strumenti per l'ufficio domestico, cose belle in casa, giocattoli creativi e articoli sportivi. 


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