Lorenz Keller
Retroscena

Non ingannarti: il multitasking non funziona

Patrick Vogt
14.11.2025
Traduzione: Sanela Dragulovic

«Una cosa alla volta, come a Parigi»: fedele a questo motto, affronto i miei compiti uno dopo l'altro, sia nella vita quotidiana sia al lavoro. Ma ci sono persone che affrontano più cose contemporaneamente o almeno così credono di fare.

Quando faccio più di una cosa alla volta, non ne porto a termine nessuna al 100%. Semplicemente non è possibile, né matematicamente né mentalmente. Certo, anche io cammino e respiro contemporaneamente. Sono automatismi che non necessitano davvero la mia attenzione (anche se forse dovrebbero richiederne un po' di più). Mi riferisco ad altri compiti, più complessi. Per esempio, non posso piegare il bucato, controllare le e-mail e risolvere un cruciverba nello stesso momento. Ma Vreni è molto più avanti di me. Perché Vreni – il cui vero nome è completamente diverso – può fare tutto!

Cosa dice Vreni

Io e Vreni ci conosciamo tramite i nostri figli. Ritengo che siamo amici. Tranne quando mi riempie la testa di quanto sia fantastico ed efficace il suo multitasking. Probabilmente oramai lo fa di proposito, perché sa benissimo quanto questa cosa mi mandi in bestia.

Vreni è molto seria quando si tratta di multitasking. Nel suo mondo, tra l'altro, è una cosa prettamente femminile («Sai com'è, no?»). Quando io cerco di presentare studi che mettono in dubbio o smentiscono l'efficienza e l'utilità del multitasking, quelli sono ovviamente fatti solo da uomini. Io ci provo comunque ogni tanto: dopo tutto, non si dovrebbe mai smettere di fare appello al buon senso delle persone. O qualcosa del genere.

Cosa dice la scienza

Mettiamo subito in chiaro il fraintendimento più grande: quando crediamo di fare più cose contemporaneamente (multitasking), in realtà stiamo semplicemente passando molto rapidamente da un compito all'altro (task switching). Questo non è solo faticoso, ma anche soggetto a errori. Non sorprende quindi che il task switching influisca negativamente sulla memoria, come dimostra uno studio di Michéle C. Muhmenthaler (una donna, cara Vreni) e Beat Meier dell'Istituto di Psicologia dell'Università di Berna.

«Il multitasking è una sciocchezza.»

Questa citazione potrebbe essere mia, ma in realtà non lo è. Proviene da un neurologo, come viene spiegato nel seguente video del format scientifico SRF «Einstein». Kathrin Hönegger e Tobias Müller illustrano in modo molto chiaro perché già fare più di due cose contemporaneamente sovraccarichi il nostro cervello.

Per i sottotitoli in italiano clicca sull’icona delle impostazioni e seleziona «Traduzione automatica» alla voce «Sottotitoli».

Fare tutto contemporaneamente semplicemente non funziona, anzi. Alcuni ricercatori ipotizzano addirittura che il multitasking possa ridurre il quoziente intellettivo, ha scritto «Die Zeit» in un articolo del 2012 che cita diversi studi sull'argomento. Neuroscienziati e psicologi del lavoro hanno studiato il fenomeno per anni. Il multitasking non rende né più efficienti, né più produttivi, né più performanti. In altre parole:

Il multitasking è un mito.
«Die Zeit», Tina Groll, 20.09.2012

Potrei continuare a lungo e citare studi che evidenziano gli effetti negativi del multitasking, ma cercherò di essere magnanime (senza esagerare, ovviamente). In realtà, ci sono studi che indicano che può avere anche aspetti positivi. Il multitasking può portare a un aumento delle prestazioni – almeno se si crede di fare multitasking. Si tratta del cosiddetto effetto percezione. Un gruppo di ricerca guidato da Shalena Srna (di nuovo una donna, Vreni) ha analizzato questo fenomeno in 32 studi.

Si sa, la fede muove le montagne. O anche no?

«Questo non significa che il multitasking migliori le prestazioni di per sé, al contrario, il multitasking ha un effetto negativo sulle prestazioni.»

Ma almeno ti fa sentire bene, Vreni, e anche questo non è da poco. Ironia a parte: portare a termine due compiti contemporaneamente è effettivamente possibile, come abbiamo ormai imparato. Tuttavia, almeno uno dei due dovrebbe essere una routine o un automatismo appreso. Tra l'altro, possiamo allenare il nostro cervello in modo mirato a questo scopo. Ralph Caspers della rivista scientifica tedesca «Quarks» lo spiega in modo estremamente divertente in questo video:

Per i sottotitoli in italiano clicca sull’icona delle impostazioni e seleziona «Traduzione automatica» alla voce «Sottotitoli».

E adesso?

A proposito: l'idea che le donne riescano a fare multitasking e gli uomini no è semplicemente una sciocchezza basata su pregiudizi. La Rheinisch-Westfälische Technische Hochschule (RWTH) di Aachen, per esempio, nel 2019 non ha rilevato differenze significative tra donne e uomini.

Anche dal punto di vista delle neuroscienze non ci sono indicazioni o prove di una maggiore capacità di multitasking nelle donne. Secondo il neuropsicologo Lutz Jäncke dell'Università di Zurigo, dal punto di vista evolutivo non ci sarebbero motivi per una tale differenza.

«Non ha alcun senso genetico o definitivo supporre che, 150 000 anni fa, la donna Homo sapiens fosse fondamentalmente programmata meglio per il multitasking rispetto all'uomo. È del tutto insensato.»

Non so cosa pensi leggendo questo articolo, ma io, mentre lo scrivevo e facevo ricerche, ho imparato davvero tanto. A Vreni tutto questo importerà poco, tanto il suo multitasking funziona comunque. Cosa vuoi che ne sappia la scienza?

Die Erfindung des Multitasking (Tedesco, Lutz Spilker, 2024)
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Die Erfindung des Multitasking

Tedesco, Lutz Spilker, 2024

Immagine di copertina: Lorenz Keller

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Sono un papà e un marito di razza, un nerd part-time e un allevatore di polli, un domatore di gatti e un amante degli animali. Vorrei sapere tutto e invece non so nulla. Ne so ancora meno, ma imparo qualcosa di nuovo ogni giorno. Quello che so fare bene è trattare con le parole, parlate e scritte. E posso dimostrarlo qui. 


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