The Red Shoes

Senza fine, affascinante, oscuro e luminoso, Le scarpe rosse (1948) impiega ogni branca dell'arte cinematografica per far trasalire il pubblico, rinvigorito dalla trascendenza dell'arte stessa, per poi lasciarlo con interrogativi inquietanti. Rappresentando il culmine della celebre serie di sei eccezionali lungometraggi di Michael Powell ed Emeric Pressburger, il film rimane un classico amato, anche se inquietante e spesso divisivo. Lo studio di Pamela Hutchinson esamina l'uso mozzafiato del Technicolor, della musica, della coreografia, del montaggio e della direzione artistica, all'apice della capacità di Powell e Pressburger di fare "cinema composto". Attraverso un'attenta lettura delle scene chiave, in particolare la famosa sequenza del balletto, Hutchinson considera l'uso non convenzionale del balletto come spettacolo inquietante e le implicazioni femministe della storia centrale del sacrificio femminile. La Hutchinson continua a considerare l'influenza duratura e di vasta portata del film, rintracciando il suo impatto sul genere del musical cinematografico e sul cinema horror; registi come Joanna Hogg, Sally Potter, Martin Scorsese e Brian De Palma hanno citato il film come fonte di ispirazione.