Schnee von gestern, Schnee von morgen

Camminando raccoglie ciò che gli si presenta, giorno dopo giorno, passo dopo passo: due corvi ai suoi piedi, una mela morsicata lungo il sentiero, il branco di mosche che vola sul posto. In mezzo a tutto ciò, pensieri su Ulisse, che vaga per gli eventi e la storia del mondo, ricordi del serpente al margine del bosco dei bambini, il suono delle gocce di pioggia tra le foglie, l'immagine delle ombre delle nuvole. Poi le risate dei bambini all'orizzonte, il loro gioco spensierato che sovrasta il rumore a bordo strada. Lì trova la pace che non esiste, nel movimento della bocca del bambino, lì regna. Fino a quando colui che parla incessantemente si allontana e un altro commenta: si dice che sia stato visto qualche tempo fa, come ultimo passeggero rannicchiato nell'ultimo autobus notturno.

"Neve di ieri, neve di domani" è un'opera teatrale, un dramma senza cambi di parlante, una canzone senza ritornello. Come se il personaggio di Peter Handke cercasse di ascoltare il silenzio parlando e cantando, e quindi allo stesso tempo di allontanarsene, cercando di rendere giustizia al mondo e all'esperienza del mondo. Il narratore interrompe se stesso, riprende da capo e non raccoglie solo ciò che gli si presenta camminando, ma segue anche le immagini residue a occhi chiusi.