In piedi con le armi

Come il sostegno delle superpotenze straniere ha sostenuto e abbattuto i regimi autoritari durante la Guerra Fredda, offrendo lezioni per la competizione tra grandi potenze di oggi Durante la Guerra Fredda, gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica hanno fatto a gara per sostenere le dittature amiche all'estero. Oggi si ritiene comunemente che questi aiuti militari abbiano permesso la sopravvivenza degli autocrati alleati, da Chiang Kai-shek di Taiwan a Mengistu Haile Mariam in Etiopia. In Up in Arms, lo scienziato politico Adam E. Casey confuta la saggezza diffusa: gli aiuti alle autocrazie si sono spesso ritorti contro di loro durante la Guerra Fredda. Casey si basa su un'ampia ricerca originale per dimostrare che, nonostante i miliardi versati ai regimi amici, i dittatori sostenuti dagli Stati Uniti sono rimasti al potere non più a lungo di quelli senza aiuti esterni. In realtà, gli aiuti americani spesso destabilizzavano involontariamente i regimi autocratici. Gli Stati Uniti hanno incoraggiato i regimi stranieri a creare eserciti forti e indipendenti come il loro, ma spesso questi eserciti hanno poi guidato i loro stessi colpi di stato. Al contrario, i sovietici hanno promosso la subordinazione dell'esercito al regime al potere, neutralizzando la minaccia di una presa di potere militare. In definitiva, conclude Casey, sono i militari asserviti - e non gli aiuti esterni - ad aiutare gli autocrati a mantenere il potere. In un'epoca di rinnovata competizione tra grandi potenze, Up in Arms offre una visione preziosa delle conseguenze impreviste dell'ingerenza all'estero, rivelando come gli aiuti militari possano contribuire ad abbattere i dittatori così come li sostengono.