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Aharon Appelfeld, uno dei più importanti scrittori israeliani, ha scritto con "I miei genitori" uno dei suoi libri più personali. Ha raccontato dell'ultimo estate dell'infanzia. Agosto 1938: Sulle rive del fiume Prut in Romania si radunano i villeggianti estivi, per lo più ebrei secolarizzati. Anche il dieciquattrenne Erwin e i suoi genitori sono qui, ma il bambino avverte che qualcosa è diverso: dietro le gioie estive, le gite al mare e gli amori, il mondo che tutti conoscono sta per finire. Alcuni partono prima, altri ignorano le notizie provenienti dall'Occidente. Non mancano le tensioni, nemmeno tra i genitori, la madre che legge romanzi, crede in Dio e nel bene, e il padre, l'ingegnere, che vede tutto in modo razionale e pessimista. Quando la famiglia si dirige verso la città, Erwin viene sopraffatto dalla paura. A scuola gli sono state minacciate delle percosse, è stato insultato come ebreo – e inizia a intuire che dalle diverse posizioni dei suoi genitori dipende molto di più: il futuro, la sopravvivenza. Un romanzo delicato che registra in modo sismografico la brutalità della guerra imminente – e allo stesso tempo il ritratto di un mondo borghese prima della catastrofe. Uno dei libri più personali di Aharon Appelfeld, diretto, onesto eppure anche infantile nella sua bellezza.