Gioco come simbolo del mondo

Fink non interpreta il gioco in termini di storia culturale, fenomenologia o antropologia, ma come riferimento mondiale dell'esistenza umana. Ha una "trasparenza cosmica", è una delle figure del mondo più chiare della nostra esistenza finita. L'approccio del gioco come "simbolo del mondo" si sviluppa in una critica esplicita della concezione metafisica del gioco artistico come mimesi e dell'interpretazione cultuale del gioco nel mito. Al loro posto c'è un concetto speculativo di gioco che raggruppa le questioni dell'essere, del nulla e dell'apparenza. "Giocando, l'uomo non rimane in se stesso, non nel distretto chiuso della sua interiorità psichica, - piuttosto esce estaticamente da se stesso in un gesto cosmico e interpreta sensualmente tutto il mondo". Le riflessioni di Fink sul gioco potrebbero interessare "i pedagogisti come i diagnostici culturali, gli antropologi come coloro che hanno familiarità con il fenomeno del gioco".